L’articolo sessista di Luca Beatrice (del Giornale) contro le donne che vogliono guardare il calcio

04/01/2019 di Enzo Boldi

Nel calcio, prima gli uomini. Il Giornale ha pubblicato un articolo, a firma Luca Beatrice, che trasuda sessismo in ogni singola parola, anche quando – in chiusura del pezzo – l’autore tiene a sottolineare: «Per carità, niente sessimo». L’argomento, uno dei più caldi in questi giorni, è la polemica sorta contro la lega di Serie A, rea di aver scelto di far disputare la Supercoppa italiana (in programma mercoledì 16 gennaio) a Jeddah, in Arabia Saudita, Nazione che nel 2019 ancora pone su due piani diversi l’uomo e la donna. Il presidente Miccichè ha provato a mettere una pezza su questa polemica, ma non tutti devono aver capito che nel Terzo Millennio non ha senso parlare di settorializzazione, in particolare sullo sport.

Luca Beatrice difende la patria potestà maschile nel mondo del calcio, sottolineando come sia uno sport ad alto tasso di testosterone e destinato puramente agli uomini che, guardando una partita, si sentono liberi di «bestemmiare, incazzarsi, gioire con cameratesca partecipazione». Cose che alle donne, secondo il critico d’arte e curatore – noto tifoso bianconero, con tanto di tatuaggio zebrato sul braccio e le sue continue ospitate a quel che era Juventus Channel – restano sconosciute.

La Supercoppa e il sessismo di Luca Beatrice su Il Giornale

Maschi contro femmine. Ma cosa resta da fare alle povere donne? Secondo Luca Beatrice, piuttosto che aizzare una battaglia per poter partecipare alla visione dal vivo della finale di Supercoppa italiana, per loro ci sono tante altre attività, che più si confanno al sesso femminile. «I corsi di danza – scrive su Il Giornale -, l’attenzione psicologica, l’alimentazione alternativa e gli agriturismi».

Nel 2019 siamo ancora alla «donna in cucina»

Ebbene sì. Siamo da poco entrati nel 2019 ma c’è ancora chi nel mondo si prodiga a difesa del sessismo, del cameratismo calcistico maschile e nell’idea che la donna debba pensare solamente ai balletti, alla cucina e alla gestione della casa. Il calcio, non quello nelle istituzioni – che hanno deciso di far giocare la finale di Supercoppa tra Juventus e Milan in un Paese ad alto tasso di discriminazione per sesso dopo aver obbligato i calciatori a segnare il proprio volto con una striscia di rosso per richiamare l’attenzione nei confronti della violenza sulle donne – sta provando a fare dei passi avanti e non rimanere un oggetto incondizionatamente maschile. C’è chi, però, non si arrende e forse ha paura di svegliarsi una mattina e dover dibattere di pallone anche con la propria moglie, compagna o fidanzata, con il timore di dover rimanere in silenzio. Silenzio che sarebbe stato d’oro, anche in questa occasione.

(foto di copertina: ALESSANDRO DI MEO ANSA)

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