Salvini mette sullo stesso piano i cori razzisti contro Koulibaly e i ‘buu’ a Bonucci

Le parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini per commentare gli episodi di Milano, dove prima gli scontri tra gli ultras e poi i cori razzisti nei confronti di Kalidou Koulibaly hanno rovinato una serata di sport e il match Inter-Napoli, non sono riuscite a dare una visione corretta del problema. Anzi, hanno minimizzato.

Salvini cori razzisti e tifo organizzato, l’intervento a Tiki Taka

Gli stretti rapporti tra Salvini e il tifo organizzato (certificato anche da una sua foto con un capo ultras condannato per spaccio di droga) non gli permettono di analizzare con lucidità la situazione, che andrebbe condannata senza se e senza ma. L’estremismo di destra nelle frange del tifo organizzato non sembra essere un problema per il ministro dell’Interno che promette un dialogo tra le parti.

«Voglio incontrare – ha detto Salvini – la parte sana delle tifoserie organizzate. La responsabilità oggettiva deve essere superata da quella personale, bisogna colpire i colpevoli e invece assistiamo al festival delle generalizzazioni». Generalizzazioni. Come generalizzazioni sono, secondo Salvini, quelle che si fanno sui cori razzisti all’interno dello stadio.

Salvini e il paragone tra Koulibaly e Bonucci

A Tiki Taka, trasmissione condotta da Pier Luigi Pardo, il milanista Salvini ha fatto un paragone tra quanto successo a Kalidou Koulibaly, giocatore senegalese del Napoli preso di mira dagli ululati razzisti di San Siro nel corso di tutto il match, e l’ex capitano rossonero Leonardo Bonucci fischiato e criticato per i suoi ultimi cambi di casacca (dalla Juventus al Milan e viceversa nel giro di due anni).

«Negli stadi cantano anche ‘Milano in fiamme’ – dice Salvini -: questo sarebbe razzismo? Non mettiamo tutto nello stesso pentolone, anche Bonucci è stato coperto di ‘buuu’ da parte dei tifosi del Milan, anche questo è razzismo? Il sano sfottò tra tifoserie non è da considerare razzismo». Quindi, il ministro sta mettendo sullo stesso piano quanto accaduto a Koulibaly (una piaga antica almeno quanto il tifo organizzato in Italia, ma anche in altri Paesi d’Europa) e la rivalità calcistica tra i tifosi di due squadre che si contendono gli stessi obiettivi. Poi, per indorare la pillola, afferma che vorrebbe vedere Koulibaly al Milan perché è fortissimo.

Tuttavia, la spiegazione lascia perplessi e sembra addirittura che Salvini voglia andare verso un ridimensionamento di quanto accaduto nella notte di Milano. Il tutto nonostante le società, Inter in primis, si siano assunte la responsabilità di quanto accaduto, criticando aspramente i presunti tifosi che hanno lanciato insulti razzisti al difensore del Napoli. Non è il modo di parlare di xenofobia negli stadi. Non può essere il modo, soprattutto, con cui lo fa il ministro dell’Interno.

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