I lunghissimi 141 giorni di Amal Fathy (che ora è libera e lotta insieme a noi)

27/12/2018 di Redazione

Negli occhi di Amal Fathy, quasi impauriti dopo 141 giorni di carcere che devono essere stati davvero bui, c’è un po’ la proiezione di quello che doveva essere e non è stato per Giulio Regeni. Il ricercatore italiano barbaramente ucciso in Egitto sarebbe dovuto rientrare in Italia. Ma tutti sappiamo com’è andata a finire. Per la sua sostenitrice del Cairo, invece, la storia sembra indirizzarsi verso il lieto fine.

Imprigionata venerdì 11 maggio 2018 con l’accusa di appartenenza a un gruppo terroristico e di aver diffuso notizie false, Amal Fathy è la moglie di Mohamed Lotfy, avvocato difensore della famiglia Regeni al Cairo.

Chi è Amal Fathy e perché si parla di lei

In modo particolare, la donna era stata accusata di aver cospirato insieme ai Fratelli musulmani e di aizzare l’opinione pubblica contro la leadership politica di Al-Sisi. In verità, Fathy è sempre un personaggio scomodo per il regime egiziano, anche in seguito alla sua denuncia, diffusa attraverso Facebook, di essere stata vittima di molestie sessuali, lei come migliaia di donne in Egitto, nel silenzio e la complicità delle autorità egiziane. Oltre al fatto, ovviamente, di essere una sostenitrice della verità sul caso Regeni.

L’ordine di scarcerazione di Amal Fathy è stato emessolo scorso 19 dicembre, ma ci sono voluti ben nove giorni – l’ennesimo percorso a ostacoli – per renderlo esecutivo. Ora, è il marito a esultare, dopo averla attesa davanti al carcere della Torah del Cairo per diverso tempo, con un mazzo di fiori bianchi in mano. La foto dell’attivista è stata diffusa sui social network e c’è grande soddisfazione nella comunità internazionale per questo risultato che rende parzialmente giustizia a una donna che si batte per i diritti degli oppressi in uno Stato il cui regime viene troppo spesso sottovalutato.

Share this article
TAGS