A Pisa la giunta leghista dà alloggi popolari e asili nido solo agli italiani

22/12/2018 di Enzo Boldi

La Torre di Pisa pende a destra. I risultati delle ultime elezioni comunali hanno «regalato» alla città toscana una giunta guidata dal leghista Michele Conti che governa in compagni di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Uno dei primi passi fatti dal Comune è stato quello di metter mano al Documento unico di programmazione (Dup). Modifiche che hanno fatto emergere numerose criticità per una svolta xenofoba e contraria ai principi previsti dalla nostra Costituzione.

Come riporta Il Manifesto, il caso è molto simile a quello delle scuole di Lodi, dove ai genitori di bambini extracomunitari veniva richiesta la presentazione di una documentazione dettagliata quasi impossibile da ottenere dai propri Paesi di origine. E a Pisa questa richiesta, sul modello lombardo bloccato – però – dalla magistratura -, riguarda non solo la mensa scolastica, ma anche l’iscrizione dei bambini negli asili nido e la distribuzione negli alloggi popolari.

Anche a Pisa «Prima gli italiani»

«Dall’analisi del documento emergono profili discriminatori sia nella parte di indirizzo, sugli obiettivi strategici, che nella sezione dei programmi – spiega a Il Manifesto il consigliere comunale Ciccio Auletta di Diritti in Comune -. La giunta Conti prova a ricalcare il progetto del comune lombardo l’obbligo di produzione, da parte dei cittadini extracomunitari, di un certificato scritto, ottenibile mediante ambasciate e consolati, che certifichi i possedimenti immobiliari nella nazione di origine per poter accedere all’assegnazione degli alloggi popolari, e alle prestazioni sociali agevolate in tema di diritto alla casa. In altre parole si parla dei servizi relativi al patrimonio di edilizia popolare residenziale, del regolamento dell’emergenza abitativa, e del bando contributo affitti».

Pisa come Lodi, ma in Lombardia la magistratura ha fermato tutto

Sulla questione, Il Manifesto ha chiesto un parere legale anche ad Altro Diritto, Centro universitario di informazione giuridica sul diritto degli stranieri e la tutela antidiscriminatoria che ha sottolineato molte criticità: «Tutto ciò rappresenta un’ipotesi di discriminazione diretta fondata sulla nazionalità, vietata sia dal diritto dell’Ue di fonte primaria e derivata, che dal diritto interno. Dall’analisi del documento emergono profili discriminatori sia nella parte di indirizzo, sugli obiettivi strategici, che nella sezione dei programmi».

(foto di copertina: ANSA/ GABRIELE MASIERO)

 

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