La Smorfia del governo gialloverde

20/12/2018 di Enzo Boldi

Giorgia Meloni, oggi pomeriggio in Piazza Paganica a Roma, lancerà la sua Smorfia sovranista, una revisione del classico gioco natalizio che – al posto dei famosi personaggi della cultura popolare napoletana – assegnerà a ogni numero il volto di una delle personalità tanto care (o tanto avverse) ai sovranisti italiani ed europee. Questa mattina – per esempio – alla trasmissione Circo Massimo, in onda su Radio Capital, alla domanda «quale sarebbe il numero di Jean-Claude Juncker?» la leader di Fratelli d’Italia ha risposto con un laconico: «14, l’ubriaco». Sulla scia di questa provocazione, anche Giornalettismo lancia la sua Smorfia in tinta gialloverde.

Sono passati solamente sei mesi dall’insediamento della maggioranza eterogenea tra Lega e Movimento 5 Stelle, ma le lunghe trattative con l’Europa, i dissidi interni, le polemiche esterne e i casi di cronaca giudiziaria hanno reso questo mezzo anno quasi interminabile. Un lasso di tempo in cui sono spiccate diverse personalità nel governo. A ognuno il proprio numero e la propria figura.

La smorfia dei primi sei mesi di governo

Partiamo dal numero 1: L’Italia. Chi se non il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella? Il Capo di Stato si è districato per far sussistere una maggioranza dopo lo stallo post elezioni del 4 marzo. È il simbolo del nostro Paese e l’unico a presentarsi all’aeroporto di Ciampino per accogliere la salma di Antonio Megalizzi, il figlio dell’Italia morto a Strasburgo per mano di un folle.

Numero 2: ‘A piccerella. Per questo ruolo abbiamo scelto il sottosegretario al ministero dell’Economia Laura Castelli. L’innocenza con cui è riuscita a pronunciare strafalcioni negli ultimi mesi la rendono fragile e indifesa, come una bambina.

Numero 5: A’ mano. Troppo facile il ricorso storico – anche con la Smorfia – alla famosa «manina» citata da un infuriato Luigi Di Maio nel corso della trasmissione Porta a Porta dopo aver scoperto che qualcuno aveva inserito un condono fiscale. L’accusa diretta alla Lega è stato uno dei punti più bassi di questi brevi mesi di maggioranza pentaleghista.

Numero 10: ‘E fasule. Un pentolone che borbotta mentre cucina i fagioli. È così che si può rappresentare la Manovra 2019 del governo. Borbottii, sbuffi, cose che bollono in pentola. Tante, troppe. Contare le promesse da rispettare nel testo della Legge di Bilancio – in base ai proclami elettorali – è impossibile, come quasi azzeccare il numero di fagioli nel gioco di Raffaella Carrà.

Numero 12: O’ Surdate. Nell’armadio ha più divise che paia di calzini. A ogni evento si presenta con una tuta, una maglia, un pantalone, un berretto di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e dell’Esercito italiano. Matteo Salvini è il vero soldato di questa maggioranza. Almeno nell’outfit.

Luigi Di Maio, ‘o guaglione

Numero 15: ‘O guaglione. Direttamente da Pomigliano d’Arco, dai tavoli di una pizzeria, dagli spalti del San Paolo ecco Luigi Di Maio. Il giovane eterno laureando si è preso due ministeri (Lavoro e Sviluppo Economico) e il ruolo di vicepresidente del Consiglio. Un bravo ragazzo nato per la politica, tra gaffes, promesse e retromarce. A 32 anni è leader del partito che ha preso più voti alle elezioni dello scorso 4 marzo. Anche se giovane, ha le spalle larghe.

Numero 17: ‘A disgrazzia. Non ha un ruolo esecutivo nel governo, ma l’inizio del suo lavoro da portavoce del Presidente del Consiglio non è stato proprio dei migliori. Rocco Casalino è stato al centro delle disgrazie di questa maggioranza, con note vocali e uscite poco consone al ruolo che ricopre. Ora rimane nell’ombra.

Numero 43: ‘Onna pereta fore ‘o barcone. Barbara Lezzi, il ministro per il Sud. Le sue uscite televisive, le polemiche sul Tap (dopo il passo indietro del M5S) hanno reso la bionda ministra uno dei personaggi iconici di questo governo e della nostra Smorfia.

Numero 44: ‘E ccancelle. Spazzacorrotti, poliziotti infiltrati, Daspo per i corrotti. Il tintinnio delle manette evade in ogni parola pronunciata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La sua amicizia con Luigi Di Maio è in linea con la volontà di arrestare il vecchio sistema. Con giudizio.

Numero 46: ‘E denare. Il decreto dignità, quello che ha abolito la povertà e restituito – per l’appunto – la dignità ai lavoratori italiani. Ma anche il reddito di cittadinanza, di cui ancora non si sanno le cifre, ma che promette a tutti una garanzia di sostegno da parte dello stato ai disoccupati. Il denaro, quello che muove l’economia, la politica e… i voti.

Numero 52: ‘A Mamma. Il ministro della Salute Giulia Grillo è diventata mamma solamente poche settimane fa. Al netto delle battaglie vax/no vax e di tutte le polemiche (annunciate) che ne sono scaturite, festeggerà il primo Natale da madre. Auguri

Numero 57: ‘O scartellato (il gobbo). Uscito dalla porta e rientrato dalla finestra. Paolo Savona ha fatto tremare la nascita della maggioranza gialloverde a causa delle sue note posizioni No Euro e Anti-europeiste. Passata la tormenta è entrato a far parte della squadra di governo non più da via XX settembre (sede del ministero dell’Economia), ma da ministro per gli Affari Europei. Una fortuna.

La Manovra, lacrime e sangue

Numero 65: ‘O chianto. E chi se non Giovanni Tria. È stato proprio il ministro dell’Economia a piangere lacrime amare nel corso della stesura delle varie bozze della Manovra. Più volte messo in discussione, dimissioni paventate e un ruolo da incudine mentre due martelli (l’Europa e il duetto Lega-M5S) continuavano a battere e controbattere. Poi l’ossigeno, al 2,04% che ha restituito dignità a un professore.

Numero 67: ‘O totaro int’ ‘a chitarra. Giuseppe Conte. Chiamato come figura di garanzia e sintesi tra Lega e Movimento 5 Stelle. Prima bocciato (con tanto di accuse a Mattarella), poi richiamato. È lui a rappresentare l’Italia nelle istituzioni europee e a «trattare» con la Commissione. Sei mesi stressanti per una figura che dovrebbe rappresentare e che troppo spesso si è trovato ad accettare decisioni di altri.

Numero 69: Sott’e ‘Ncoppa. Il ministro delle gaffe e della Smorfia. Più di Luigi Di Maio. Danilo Toninelli si è guadagnato il numero della Smorfia che – secondo una più ampia interpretazione che va oltre all’aspetto sessuale – rappresenta i passi indietro. No Tap, poi Sì Tap. No al Terzo Valico, poi Sì al Terzo Valico. Ora si vedrà con il Tav. Sta di fatto che tra tunnel mai finiti e tragedie ricoperte da sorrisetti, il rappresentante del Mit è diventato una figura iconica di questo governo.

Numero 76: ‘A Funtana. Troppo facile citare Lorenzo Fontana. Il ministro per la Famiglia si è sperticato in analisi sociologiche contro le teorie gender, la famiglia tradizionale, le adozioni alle coppie omosessuali e via cantando. Uno scroscio d’acqua continuo guardando a retaggi culturali del passato. Per citare il suo omonimo Jimmy Fontana, gli ricordiamo: «Il mondo, non si è fermato mai un momento».

Numero 90: ‘A paura. Cosa può essere? Sicuramente 5 anni di questa maggioranza fanno tremare un po’ tutti e in tutti i sensi. I fedelissimi M5S sostengono che questa sia l’unica maggioranza possibile, quelli della Lega confermano guardandosi, però, attorno. Le elezioni europee faranno più paura al governo o alle vecchie facce dell’Europa?

(immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

 

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