Quei ragazzi con il sogno di una giovane Europa che sono morti inseguendone l’idea

Antonio Megalizzi va ad aggiungersi alla triste epigrafe dei giovani italiani morti in un attentato terroristico in giro per l’Europa. Il suo nome viene inciso accanto a quello di Valeria Solesin, che ci ha lasciato durante l’attentato al Bataclan, e a Bruno Gulotta, colpito sulla rambla a Barcellona, davanti ai suoi due bambini.

Antonio Megalizzi è morto: è la terza vittima dell’attentato a Strasburgo

Colpisce che gli italiani coinvolti negli attentati terroristici di matrice islamica siano tutti giovani, convinti assertori di un’Europa che dava loro la possibilità di studiare, lavorare, viaggiare. Non ce l’ha fatta Antonio, colpito alla nuca da un proiettile. I medici non gli hanno dato speranza, sin dalle prime ore del suo ricovero. Troppo delicata la posizione della pallottola per poterlo operare, troppo alti i rischi collegati all’intervento. Antonio Megalizzi è la terza vittima del folle attentato di Strasburgo, consumatosi martedì 11 dicembre per mano di Cherif Chekatt.

Come Valeria Solesin aveva superato i confini di un’Italia che, a volte, sta stretta ai ragazzi di quella particolare generazione d’incrocio. Valeria come ricercatrice attenta al lavoro delle donne, Antonio come giornalista: lavorava per una radio che documentava le attività del Parlamento europeo, condivideva un percorso di studi che lo aveva sempre portato a pensare che gli Stati Uniti d’Europa fossero una cosa possibile e non irrealizzabile.

Quei giovani che sognavano l’Europa unita

Come Bruno Gulotta, colpito sulla rambla nell’agosto del 2017, vedeva nella possibilità di attraversare confini e di conoscere volti diversi un vero motivo per arricchire il proprio bagaglio di esperienze. Studio, comunicazione e tanta voglia di comunità europea. Sono queste le caratteristiche che accomunano le tre vittime italiane degli attentati terroristici che hanno colpito, nel corso degli anni, il Vecchio Continente.

Sognavano l’Europa, sono stati uccisi dall’odio. Una metafora dei nostri tempi, un monito per le generazioni future.

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