Brexit, il parere del procuratore generale getta benzina sul fuoco: «Il backstop, così, sarà permanente»

Theresa May aveva presentato in Parlamento solo una porzione del parere del procuratore generale Geoffrey Cox sul testo dell’accordo sulla Brexit. Una scelta che le è costata un record: per la prima volta, la Camera dei comuni ha fatto passare con 311 voti contro 293 una mozione contro il governo per “oltraggio al parlamento“. Non era mai successo, ed è l’ennesimo colpo alla premier, che oggi ha reso pubblico il testo integrale dell’Attorney General, scoprendone tutte le vulnerabilità.

Theresa May omette la parte sul backstop in Irlanda per la Brexit

Una volta letto, si capisce perché Theresa May lo avesse parzialmente omesso, come ha detto chiaramente anche il laburista Keir Starmer attaccando la premier nella giornata della votazione della mozione di oltraggio. Nel testo del parere di Geoffrey Cox viene sollevata, ancora una volta, la questione del confine irlandese, con toni non positivi per il governo in carica. Stando a quanto espresso da Cox infatti, lo scenario è «devastante», come ha dichiarato il viceleader del partito DUP Nigel Dodds. La questione irlandese continua a restare molto, molto spinosa Cox si pronuncia senza mezzi termini: se dovesse andare come è scritto nell’accordo, l’Irlanda del nord si troverebbe ad affrontare un backstop che potrebbe «durare indefinitamente». Con il backstop si cerca di evitare un nuovo confine fisico tra Repubblica d’Irlanda ed Irlanda del Nord, e prevede il mantenimento dell’unione doganale tra Uk e Ue, che a sua volta eviterebbe il controllo sui beni che attraversano il confine tra le parti nord e sud dell’isola, ma dovrebbe  contrattare con il Regno Unito.

Brexit, il Backstop fa infuriare i Dup

Se Londra e Bruxelles non trovano un accordo commerciale complessivo entro la fine del 2020, il backstop diventerebbe permanente. O meglio, fino ad eventuali nuovi accordi, Ma a giudicare da quanto è successo fino ad ora, è una prospettiva molto lontana. Il risultato dell’accordo del Backstop comporterebbe, nelle previsioni di Cox, un continuo di «protratti e ripetuti negoziati» con l’Unione Europea. L’Irlanda del Nord rischia quindi sì di rimanere nell’unione doganale per il libero scambio dei beni con l’Unione Europea, ma con il contrappasso di dover poi trattare con la Gran Bretagna come se fosse un «paese terzo», e di avere il fiato sul collo della Corte Europea di giustizia a vigilanza degli obblighi che il backstop comporta. Una situazione complessa e inaccettabile, che non è andata a genio al partito degli unionisti nordirlandesi DUP, che pur essendo un piccolo partito, ha dato quei 10 parlamentari che sono stati la chiave di svolta per l’ottenimento della maggioranza alle Camere del governo May.

Tutti contro Theresa May, a rischio il voto dell’11 dicembre

Il testo dell’accordo scontenta tutti, e il parere di Geoffrey Cox non ha fatto altro che gettare altra benzina su un fuoco che ormai divampa a Westminster. Ad essere scontenti sono i laburisti all’opposizione, i Brexiters conservatori, gli scozzesi indipendentisti e adesso anche i Dup della destra unionista. Il capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell’SnpIan Blackford, ha pubblicamente attaccato la premier accusandola di aver «fuorviato il Parlamento, forse inavvertitamente». Theresa May però continua a ribadire che il Backstop non diventerà realtà, perché si riuscirà a raggiungere un accordo definitivo entro i 21 mesi di proroga dall’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Unione Europea. Il fatto che Bruxelles non dia la possibilità al Regno Unito di  ripudiare «unilateralmente il backstop» sarebbe una semplice garanzia teorica, ma l’obbiettivo resta quello di non creare alcun confine tra le due parti della regione irlandese. Il parlamento però non le crede più, e il percorso verso l’11 dicembre, data in cui La Camera dei comuni esprimerà il voto sull’accordo, sembra sempre più impervio.

(Credit Immagine di copertina: © Stephen Chung/Xinhua via ZUMA Wire)

 

 

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