San Ferdinando, il migrante di 18 anni che voleva riscaldarsi e che è morto in un rogo

Ancora la tendopoli per migranti di San Ferdinando. Ancora un evento luttuoso. Ancora una tragedia della disperazione. Un migrante è morto in un rogo che ha coinvolto due baracche dell’accampamento di fortuna in cui trovano ricovero decine di persone senza fissa dimora in Calabria. Voleva accendere un fuoco per riscaldarsi e superare l’ennesima notte di freddo di questo accenno di inverno. Il fuoco acceso ha preso una direzione incontrollata: l’incendio che si è sviluppato si è esteso in altre baracche. Al momento, risulta soltanto una vittima.

San Ferdinando, tragedia nella baraccopoli: muore un migrante

Il defunto è Suruwa Jaithe di 18 anni: era andato nella tendopoli per trovare alcuni amici. Probabile, tuttavia, che stesse dormendo e che, nel sonno, non si fosse accorto del dipanarsi dell’incendio. «Probabilmente, è stato lo stesso fuoco acceso nella baracca, per trovare riparo dal freddo, a scatenare le fiamme che hanno ucciso il giovane migrante proveniente dal Gambia, in cerca di riscatto e di condizioni di vita migliori – lo ha scritto Angelo Sposato, segretario della Cgil calabrese, su Facebook -. Quanto successo rappresenta tragicamente il dramma quotidiano che esiste all’interno della tendopoli di San Ferdinando, dove centinaia di extracomunitari vivono in condizioni non degne di un paese civile». 

La baraccopoli di San Ferdinando è nata nel 2010. È un ammasso di lamiere nella piana di Gioia Tauro, dove decine di migranti vivono in alcuni container per cercare di avere un riparo nel periodo della raccolta degli agrumi, da novembre ad aprile. Si tratta di una situazione abitativa provvisoria, incubatore di malessere per le difficili condizioni di vita che la caratterizzano. La sua condizione era stata parzialmente resa più leggera dal modello di accoglienza nella vicina Riace. Dopo il suo smantellamento, preceduto dalle accuse del sindaco della cittadina Mimmo Lucano, San Ferdinando è tornata a essere l’unica soluzione abitativa per centinaia di migranti.

L’uomo originario del Gambia aveva acceso un fuoco per riscaldarsi

«E la sua morte pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi – ha scritto Sposato -. Per questo chiediamo che la Regione Calabria ed il Governo, che sono immobili ed in forte ritardo, si attivino con la Prefettura di Reggio Calabria per trovare una soluzione immediata rispetto anche agli impegni presi ai tavoli istituzionali: ogni ulteriore ritardo potrebbe avere conseguenza fatali ed inaccettabili».

Non si tratta dell’unico episodio tragico che si è verificato a San Ferdinando. Non sono mancati anche in passato roghi (anche non fortunosi, ma commissionati dai caporali con il preciso scopo di uccidere) e tensioni con gli abitanti dell’area. Oggi, arriva l’ennesima e triste notizia.

[FOTO da pagina Facebook di Angelo Sposato, sindacalista CGIL]

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