La causa dell’operaio quando Di Maio era già socio dell’azienda di famiglia

28/11/2018 di Redazione

Emergono ancora nuovi particolari nella vicenda dei lavoratori in nero nell’azienda edile della famiglia di Luigi Di Maio. Stando a quanto racconta oggi il Corriere della Sera (articolo di Simona Brandolini) la causa di un operaio dell’Ardima Costruzioni, l’impresa poi diventata Ardima srl e affidata all’attuale vicepremier e a sua sorella Rosalba, era ancora ancora in corso nel 2014, quando il leader M5S era già socio. Il dipendente si è affidato ai legali per farsi riconoscere le ore di lavoro senza contratto. E la causa è durata diverso tempo. Non si era conclusa dopo il passaggio dell’azienda dal padre Antonio Di Maio ai figli.

Lavoro nero, spunta la causa di un operaio quando di Maio era già socio

Il contenzioso riguarda precisamente un tentativo di transazione, però andato a vuoto, perché l’operaio ha deciso di presentare ricorso in appello. Tutto è cominciato cinque anni fa. Domenico Sposito, questo il nome del lavoratore, si è rivolto ai giudici di Nola nel 2013, spiegando il suo rapporto con la Ardima Costruzioni di Antonio Di Maio e sua moglie Paolina Esposito, dicendo di essere stato pagato per quattro ore al giorno mentre per le restanti quattro ore sarebbe stato retribuito in nero, e chiedendo una regolarizzazione. Come ricostruisce ancora il Corriere della Sera l’operaio ha citato come testimoni anche altri dipendenti, come Salvatore Pizzo, il lavoratore che per primo ha denunciato le irregolarità alla trasmissione Le Iene. Nel 2016 l’istanza è stata respinta. Di Maio allora aveva quote della Ardima srl da due anni. Poco tempo dopo il padre Antonio ha chiesto una mediazione a Sposito. L’operaio non ha accettato e ha fatto ricorso in appello.

(Foto di copertina da archivio Ansa: il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio durante un Question Time al Senato, il 22 novembre 2018. Credit immagine: ANSA / CLAUDIO PERI)

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