Desirée Mariottini: Cade l’aggravante di “cessione a minore”, ma Mancini resta in carcere

Marco Mancini, l’italiano 36enne accusato di aver dato il mix letale di droga che ha ucciso Desirée Mariottini, ha respinto ogni accusa durante l’interrogatorio di convalida del fermo. «Io non ero lì quella notte e comunque non ho dato la droga a Desiree» avrebbe detto davanti al gip.

Mancini respinge le accuse, ma resta in carcere

Concluso l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Regina Coeli per la convalida del fermo e dell’ordinanza di custodia, la decisione del Gip Maria Paola Tomaselli è che Manicini resterà in carcere, ma cadrà l’aggravante della cessione di sostanza stupefacente ad un minore. Secondo quanto dichiarato dall’accusato, lui non era presente quella notte in via dei Lucani, e non sarebbe stato lui a consegnare il mix mortale di droghe e psicofarmaci al gruppo di immigrati accusati di aver abusato sessualmente della giovane ragazza.

Chima e Minteh, cade l’aggravante della violenza di gruppo.

Nei giorni scorsi  i giudici del tribunale della libertà avevano derubricato l’accusa di violenza sessuale nei confronti di Alinno Chima e Brian Minteh, per cui permane l’accusa di spaccio. Secondo il tribunale la violenza c’è stata «ma non di gruppo», e si teme che anche l’accusa di omicidio possa essere derubricata nel proseguire dell’iter di indagini diventando “morte come conseguenza di altro reato”. Il tribunale di riesame si è anche riservato sulla richiesta di scarcerazione di Mamadou Garare, il terzo straniero fermato a Roma e ritenuto coinvolto nella morte di Desirée.

Salia: «Non c’entro nulla, ho pianto per la morte di Desirée»

Questa mattina è stato interrogato anche Yusif Salia, il ghanese arrestato nella provincia di Foggia. Anche lui ha respinto tutte le accuse, raccontando di aver avuto un rapporto sessuale consenziente con la giovane, che credeva avere 20 anni. Margherita Matrella, uno degli avvocati di Salia, ha dichiarato che «Quella sera del 18 ottobre sono entrati mano nella mano nel container di via dei Lucani. Poi, una volta all’interno, hanno consumato un rapporto sessuale consensuale». Salia avrebbe anche dichiarato di essere venuto a conoscenza della morte di Desirée al suo rientro a Roma dopo una giornata fuori città, e di non conoscere gli altri accusati. Avrebbe anche detto che la notizia gli avrebbe dato grande dispiacere e di aver pianto. 

L’indignazione: «L’avete uccisa due volte»

Il modo in cui si stanno mettendo le indagini ha scatenato l’indignazione di molti, tra cui il vicepresidente vicario di Fratelli d’Italia al Senato, Isabella Rauti, componente della Commissione Straordinaria per i Diritti Umani, che ha dichiarato: «É davvero inaccettabile quello che sta accadendo in questi giorni». La decisione del tribunale di mantenere solo le accuse di violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima e spaccio sarebbero «scelte francamente incomprensibili, che rischiano non solo di non fare chiarezza su quanto accadde in quella tragica serata nello stabile occupato di San Lorenzo, ma nemmeno di dare giustizia alla povera Desirée». Rauti ha anche lanciato un messaggio al Governo che «dal suo insediamento sul tema delle Pari Opportunità è latitante», annunciando di aver presentato una mozione in Senato per « chiedere all’Esecutivo un impegno più incisivo, a partire dall’attuazione del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, per rafforzare le tutele nei confronti delle donne». Una decisione presa contro il «silenzio generale» e per evitare il rischio «di uccidere nuovamente quelle ragazze e abbandonarle all’impunità ed all’ingiustizia»

(Foto di copertina dal profilo Facebook di Desirée Mariottini)

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