Olanda e Austria chiedono i 60 miliardi all’Italia

14/11/2018 di Redazione

Hartmut Loeger e Wopke Hoekstra sono rispettivamente i ministri delle Finanze di Austria e Olanda. Entrambi, con toni diversi, hanno richiesto l’apertura della procedura d’infrazione ai danni dell’Italia, dopo il rifiuto del nostro governo di rivedere i dati della manovra economica. Ieri, infatti, è scaduto l’ultimatum che Bruxelles aveva dato all’esecutivo giallo-verde per rispondere alle sue richieste di correzione del deficit al 2,4%, eccessivo secondo l’Unione Europea.

Procedura d’infrazione chiesta da Austria e Olanda

Una coltellata inattesa, specialmente quella che viene dall’Austria, governata dal cancelliere popolare Sebastian Kurz, che governa insieme al Fpoe, il partito dell’ultradestra populista. Si tratta di uno dei principali alleati di Matteo Salvini in Europa. Proprio dai suoi amici, insomma, arriva la prima richiesta dell’apertura della procedura d’infrazione: «Più che mai dobbiamo pretendere disciplina da Roma, non si tratta solo di una questione italiana, ma di una questione europea – ha detto Loeger – l’Italia corre il rischio di scivolare verso uno scenario greco».

Gli fa eco il suo omologo olandese. «Le finanze pubbliche dell’Italia sono fuori controllo e i piani del governo italiano non portano una robusta crescita economica – ha detto Hoekstra -. Questo bilancio non soddisfa gli accordi che abbiamo stipulato in Europa. Ho grandi preoccupazioni al riguardo. Spetta ora alla commissione europea prendere dei provvedimenti».

Quanto ci costa la procedura d’infrazione

Insomma, il riferimento nemmeno troppo nascosto è alle sanzioni che in questi casi vengono comminate allo Stato che infrange i parametri europei. Secondo alcune stime, nel caso dell’Italia, queste sanzioni potrebbero ammontare a 9 miliardi all’anno, ovvero uno 0,5% del prodotto interno lordo. A questo si aggiunge una ulteriore richiesta di taglio del debito che ammonta a 60 miliardi di euro all’anno. Pagarle sarebbe una mazzata clamorosa per le velleità di crescita e di ripresa della nostra economia.

Il tentativo di evitare la procedura d’infrazione con le privatizzazioni

Olanda e Austria non sono gli unici Paesi a tirare le orecchie a Roma per la sua risposta piccata alle sollecitazioni della commissione europea. Gli stati membri e i vertici di Bruxelles rimproverano al nostro Paese la previsione troppo ottiumistica di riuscire a mettere da parte 18 miliardi dalle privatizzazioni. Un obiettivo utopistico, con cui il governo ha provato a mettere a tacere le proteste che arrivavano da Bruxelles.

«Questi piani italiani sono controproducenti per l’economia italiana stessa – ha detto il vicepresidente della commissione europea Valdis Dombrovskis -. Già ora la percentuale del debito pubblico è circa una volta e mezzo superiore a quello di un anno fa. Ciò è evidente anche nella disponibilità di finanziamenti e nel costo del credito per l ”economia reale’, che sta cominciando a influenzare gli investiment

Ma l’Italia è arrivata lo stesso alla rottura con Bruxelles: il rifiuto a rivedere la manovra sembra davvero un punto di non ritorno. La reazione di Matteo Salvini (che ora ha contro anche uno dei suoi principali alleati ai tavoli europei) e di Luigi Di Maio sarà sempre nel solco del ‘me ne frego’?

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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