Il boss che dà consigli allo Stato: «Legalizzare la droga per sconfiggere la mafia»

14/11/2018 di Enzo Boldi

Il cortocircuito politico e sociale è quando un boss (in questo caso ex) della criminalità organizzata dà consigli allo Stato sulle misure da adottare per sconfiggere le mafie. Il suggerimento è arrivato direttamente da Felice Maniero, fondatore e leader della mafia veneta negli anni ’70 – ora collaboratore di giustizia -, che nell’intervista rilasciata a Roberto Saviano ha spiegato che se lo stato avesse legalizzato il consumo di droga i suoi affari – e quelli delle altre organizzazioni malavitose che puntano tutto sull’importazione, produzione e spaccio di sostanza stupefacenti – sarebbero stati penalizzati.

«La legalizzazione delle droghe è il più grande spauracchio di tutte le organizzazioni mafiose – spiega Felice Maniero a Roberto Saviano -. Sarebbe uno dei modi più rapidi ed efficaci per sconfiggere le mafie in Italia». Nel passato del boss della criminalità organizzata in Veneto degli anni ’70, l’importazione e lo spaccio di sostanze stupefacenti era solamente un’attività parallela e secondaria rispetto agli introiti portati a casa grazie a rapine e furti milionari nelle banche.

Felice Maniero, l’ex boss della mafia veneta e la legalizzazione

«Poco prima di collaborare ho fatto una rapina di quattro quintali di lingotti d’oro, quattro quintali e mezzo, in una banca che serviva gli orafi nel Vicentino – racconta Maniero -. Però per le altre organizzazioni la legalizzazione sarebbe la ghigliottina. Mi chiedo come mai ancora non lo abbiano fatto». La provocazione dell’ex boss della mafia veneta racchiude dei concetti che sono alla base di ciò che accade con l’importazione delle sostanze stupefacenti dall’estero.

Liberalizzare la droga per far crollare il mercato della mafia

Il ragionamento dell’ex boss e ora collaboratore di giustizia segue le leggi matematiche del mercato: «Se uno Stato acquista la cocaina o l’eroina da un altro Stato, con 50 euro può comprarne 2 chili credo, perché non costa niente. E la può vendere anche a 100 euro, 200, tanto per dire, senza porcherie dentro. E io vorrei sapere la stragrande maggioranza degli italiani dove va ad acquistarla: se va a pagare 200-300 euro per un grammo o 5 euro. Il prezzo crolla e con esso crolla il mercato».

(foto di copertina: Archivio Ansa)

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