Visto che ci avete stancati, vi beccate il Giornalettometro | TEST

In principio fu il fascistometro di Michela Murgia, poi rilanciato dal settimanale L’Espresso. Poi, sono arrivate tutte le altre, pallide imitazioni. Insomma, l’originale è inimitabile: niente a che vedere con il ladrometro, con lo zeccometro e con il sinistrometro, attribuibili in ordine a Marco Travaglio, Libero e Andrea Scanzi.

Perché abbiamo avvertito l’esigenza di fare il Giornalettometro

La provocazione della scrittrice sarda poneva l’accento – in maniera chiaramente enfatizzata e talvolta anche un po’ snervante – su una questione decisamente d’attualità, ovvero la rinascita del sentimento fascista all’interno della popolazione italiana. Il fascistometro non faceva altro che dimostrare che alcuni comportamenti, che noi stessi con superficialità riteniamo innocenti, sono in realtà portatori del germe dell’ideologia che tanti danni ha fatto al nostro Paese.

Insomma, inutile attaccarla – anche con offese personali e con beceri insulti sessisti -: sarebbe un po’ come nascondere il problema sotto al tappeto. Le imitazioni del fascistometro, invece, non facevano altro che banalizzare lo strumento, allontanando l’attenzione sul grido d’allarme lanciato dalla scrittrice sarda.

E allora, dal momento che ci siamo stancati di leggere pallide imitazioni del fascistometro, vi proponiamo la nostra, il Giornalettometro. Forse altrettanto banale. Ma che ha poco a che fare con le ideologie politiche. La nostra è una riflessione sul giornalismo di oggi e sulla sua tendenza a prendersi gioco di se stesso. Va da sé che, prima o poi, la già avviata tendenza all’autodistruzione – aiutata anche da blog e social network di varia natura – si completerà definitivamente.

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