Casteldaccia, il dolore di Luca: «Mio figlio è morto per colpa mia, avrei preferito morire io»

Luca Rughoo non si dà pace. È sopravvissuto alla tragedia di Casteldaccia (Palermo) solo per caso: si era allontanato dalla casa (poi travolta dall’acqua e dal fango del fiume Milicia) per andare a comprare il dolce. Ha perso tutta la sua famiglia: suo figlio di soli tre anni, la moglie, la madre. Quando è tornato, con la figlia di 9 anni e la nipote ha trovato la «devastazione», ha raccontato ai giornalisti. A Repubblica (intervista di Romina Marceca) ha detto di essersi trovato di fronte «un mare nero». «Mio cognato era su un albero. Ho capito subito che mio figlio e mia moglie erano lì sotto».

Il racconto toccante di Luca Rughoo, sopravvissuto alla tragedia di Casteldaccia

Luca si è gettato nel fango per cercarli. «Ero disperato – ha ricostruito –. Il livello era alto, i detriti e l’acqua mi sono arrivati fin sotto il mento. Annaspavo e cercavo mani da afferrare. Urlavo i nomi del mio bambino, di mia moglie, dei miei nipoti, di mia madre. Mi sembrava di essere in un incubo». E ancora: «Davanti avevo la morte, dietro di me mia figlia che urlava ‘Papà torna da me. Non mi lasciare’. Ho dovuto scegliere tra la vita e la possibilità di non farcela. Sono tornato indietro ma è lì sotto che dovevo finire anche io perché senza mia moglie e mio figlio non so come andare avanti. Francesco è morto per colpa mia».

Il piccolo era sempre attaccato alla gamba del papà, ovunque andasse. ‘Papà sei tutto mio. Voglio stare sempre con te’, gli ripeteva. «Quella sera – ha detto ancora Luca a Repubblica – c’era anche mia madre e lui non la vedeva da tre giorni. Allora sono andato via di soppiatto perché ho visto che era in braccio a lei. Stavano giocando, non volevo che si staccassero».

(Foto di copertina da archivio Ansa: una veduta della villetta travolta dal fiume in cui sono morte 9 persone a Casteldaccia, Palermo, 4 novembre 2018. Credit immagine: ANSA / MIKE PALAZZOTTO)

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