Maglietta Auschwitzland, l’assurda spiegazione: «Non avevo altre t-shirt da mettermi»

29/10/2018 di Enzo Boldi

La toppa è peggio del buco. Dopo la polemica per quella maglia con su scritto «Auschwitzland» indossata durante l’anniversario della marcia su Roma a Predappio (città natale di Benito Mussolini), Selene Ticchi – militante di Forza Nuova – ha giustificato la scelta di quella sua t-shirt, spiegando al Resto del Carlino come si sia trattato solamente di un caso. Nel suo armadio, infatti, gli altri indumenti – e che indumenti – non le andavano più bene: «Quella con su scritto ‘Molti nemici molto onore’ mi stava stretta».

Un armadio ricco di magliette evocative e dal contenuto controverso, ma la scelta è caduta su quella «Auschwitzland» – realizzata con i caratteri tipici della Disney stilizzando il campo di concentramento di Auschwitz a mo’ di Disneyland – perché anche quella «Meglio morire in piedi che una vita in ginocchio» non era utilizzabile a causa di un buco. Per questo motivo, Selene Ticchi si è giustificata: «Così alle 5,30 del mattino ho preso quella che ho trovato appena sotto, nel cassetto».

Maglietta Auschwitzland, l’assurda giustificazione di Selene Ticchi

E poi, se non bastasse, la militante di Forza Nuova ed ex candidata a sindaco di Budrio prosegue nella sua battaglia, sostenendo che si sia trattato di una polemica sterile: «Si tratta un’immagine che gira su Facebook e la maglietta mi è stata regalata da un amico un anno fa, dicendomi ‘ti ho preso una cosa di humour nero’. Ci ho girato mezza Italia, ma nessuno mi ha mai detto niente. I problemi dell’Italia sono altri, chiedo scusa al segretario nazionale Roberto Fiore se gli sto causando dei problemi».

Le scuse solo a Forza Nuova

Quindi le scuse sono solo per il leader di Forza Nuova e non per tutte le persone – giustamente – offese da quella maglietta che, tra le altre cose, non faceva ridere. E l’epilogo delle sue parole è ancora più incredibile: «Posso chiedere scusa, ma fino a un certo punto: c’è sempre l’articolo 21 della Costituzione. Poi non deve più succedere, l’Olocausto, come i 20 milioni di morti in Russia. L’avessi messa il 25 aprile capirei».

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