L’Ospedale di San Marino rifiuta gli italiani al pronto soccorso

22/10/2018 di Enzo Boldi

Sabato scorso una ragazza è stata vittima di un incidente stradale a Montelicciano, piccolo comune in provincia di Pesaro Urbino al confine con la Repubblica di San Marino. I medici del 118, arrivati sul posto pochi minuti dopo, provano a contattare l’ospedale sanmarinese – il presidio più vicino al luogo dell’incidente – per le prime cure da «pronto soccorso», ma la richiesta di soccorso viene negata perché la ragazza è italiana.

A denunciare l’episodio – come raccontato e riportato dal Resto del Carlino – è stato lo stesso medico del 118, Michele Nardella, che ha soccorso la 17enne vittima di un incidente in moto: «La segreteria dell’ospedale di San Marino ha chiesto alla nostra centrale operativa se la ragazza fosse sanmarinese. Alla risposta che era italiana ci hanno immediatamente negato l’ingresso in ospedale della nostra ambulanza».

La ragazza ferita costretta al lungo viaggio verso Urbino

La ragazza, sbalzata dalla propria moto, aveva riportato – come spesso accade in questi incidenti – un politrauma che le provocava un dolore in più zone del corpo. Nonostante le richieste di soccorso presso il presidio ospedaliero più vicino – cioè quello di San Marino – la 17enne è stata costretta a dover affrontare un altro tragitto per arrivare al primo pronto soccorso su territorio italiano. «Siamo stati costretti a portare la ragazza all’ospedale di Urbino – prosegue Michele Nardella, medico del 118 che ha soccorso la giovane -, distante 25 chilometri di strada tortuosa impiegandoci quasi un’ora prima di arrivare, condannando la giovane a piangere per i sobbalzi che è stata costretta a subire dovendo percorrere strade tortuose e piene di buche».

Non è il primo caso di rifiuto da parte di San Marino

Lo stesso medico denuncia un atteggiamento da parte degli ospedali sanmarinesi che va oltre qualsiasi limite della decenza e della deontologia: «È un comportamento indegno siamo di fronte all’apartheid sanitaria e umanitaria da parte di uno Stato. Per le autorità di San Marino, un ferito italiano può anche morire al confine ma loro non vanno ad aiutarlo perché non è un loro cittadino. Allora se è grave lo portiamo a Rimini».

Un fatto grave, soprattutto perché, a quanto pare, questa non è stata la prima volta. «A Montelicciano c’è una casa di riposo Serenity house, a 200 metri dal confine, e spesso anche in presenza di degenti gravi, in codice rosso, ci dicono di no, non accettano di aprire il loro ospedale nemmeno per infarti o per qualunque patologia gravissima – racconta ancora il dottor Nardella -. A meno che sia un cittadino di San Marino. Allora lo prendono subito. Questo è disumano».

La risposta dell’ospedale di San Marino

Da San Marino arriva la risposta alle accuse: «Non abbiamo mai rifiutato le cure a nessuno e la Repubblica di San Marino non attua alcun ‘apartheid sanitaria e umanitaria’, come confermano le molteplici occasioni in cui le ambulanze sammarinesi sono intervenute al di fuori dei confini di Stato e il fatto che mai sia stato rifiutato un paziente di qualunque nazionalità, trasportato da 118 italiani all’ospedale sammarinese».

 

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