Sei nato tra il 1953 e il 1957? Con la nuova «quota 100» puoi perdere fino a 330 euro

Andare prima in pensione potrebbe essere un sollievo, ma potrebbe anche avere un costo non indifferente per il singolo cittadino. Quantificato addirittura in un quinto dell’assegno pensionistico mensile. La nuova quota 100, infatti, prevede alcuni tagli in virtù del fatto che chi andrà in pensione lo farà con almeno 5 anni di anticipo sull’attuale tabella di marcia e, pertanto – in base alle aspettative di vita – potrebbe incassare la pensione per più tempo.

LEGGI ANCHE > Scontro last minute del governo sulle pensioni d’oro

Quota 100, la beffa per i nati tra il 1953 e il 1957

L’ipotesi estrema riguarda i nati nel 1957 che hanno iniziato a lavorare a 24 anni. Questi ultimi, se guadagnano attualmente 2000 euro al mese, potrà dunque scegliere di andare in pensione a 62 anni e 38 anni di contributi. Ma questa operazione gli costerà circa 330 euro, secondo una proiezione di Progetica in base alle ultime indicazioni inserite all’interno del Def per il superamento della legge Fornero. Invece di 1778 euro, infatti, intarscherebbe 1442 euro. Un taglio non da poco, insomma.

Ovviamente, le quote variano anche in base all’anticipo con cui si andrà in pensione. Il taglio, infatti, si riduce man mano che aumentano gli anni di contributi versati. E si oscillerà dal -2% per chi ha 42 anni di contributi al -20% per chi ne ha 38.

Le motivazioni del taglio alle pensioni per la quota 100

Ma per quale motivo ci saranno queste riduzioni? A spiegarlo a Repubblica è stato Andrea Carbone, il partner di Progetica. «Ci sono tre componenti che spiegano questa riduzione – ha affermato -. In primo luogo il fatto di lavorare di meno e, quindi, di versare meno contributi. Poi, c’è la speranza di vita che, essendo maggiore, indica che ci sarà più tempo per incassare l’assegno che, quindi, deve essere spalmato su più anni. In ultimo luogo, chi va in pensione in anticipo rinuncia alla rivalutazione dei contributi rispetto al Pil».

Insomma, il taglio ci sarà per tutte le persone che sono nate nel periodo compreso tra il 1953 e il 1957. A seconda del momento in cui hanno iniziato a lavorare, la diminuzione dell’assegno pensionistico sarà più o meno marcata. Ma questa modifica, secondo l’Inps, incide sull’individuo e anche sui conti pubblici generali: nella giornata di ieri, Tito Boeri ha stimato in 140 miliardi di euro in 10 anni il costo complessivo della revisione della legge Fornero. Non soltanto i futuri pensionati, insomma, prenderanno di meno. Ma anche le giovani generazioni ne pagheranno le conseguenze. Una domanda allora: a chi sta bene questa riforma?

FOTO: ANSA / CIRO FUSCO

Share this article