Federico Moccia spiega la sua frase: «Se un uomo anziano uccide la moglie, la loro colpevolezza è pari»

11/10/2018 di Redazione

Sta diventando un piccolo tormentone sui social network l’articolo di fondo che lo scrittore e regista Federico Moccia ha riportato sul Corriere della Sera – edizione Roma nella giornata di ieri, 10 ottobre 2018. Moccia, che ha inaugurato la fortunata saga di libri e pellicole sugli amori dell’adolescenza con Tre metri sopra il cielo, ha voluto parlare di femminicidio e della cultura dell’amore e del rispetto contro la violenza.

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L’editoriale di Federico Moccia sul femminicidio

Una sua frase è stata oggetto di molte critiche sui social network. Nel suo articolo sul Corriere della Sera si legge: «Se un uomo di una certa età decide di uccidere la moglie o la compagna di una vita […] – e nelle subordinate omesse si cerca di ricostruire ogni possibile motivazione di un gesto così estremo -, il suo gesto tradisce il valore del tempo e l’obbligo etico che abbiamo tutti di viverlo al meglio e con sincerità, ma la loro colpevolezza è pari».

Federico Moccia arriva a questa affermazione analizzando il femminicidio nelle coppie anziane e partendo da un episodio di cronaca molto recente verificatosi al Tufello, un quartiere di Roma: un uomo di 78 anni ha cercato di uccidere la moglie di 75. Lo fa nella chiave di lettura di quella che lui definisce la cultura dell’amore: bisogna imparare a comprendersi a vicenda e a vivere nell’ambito del rispetto reciproco per evitare gesti estremi.

La risposta di Federico Moccia alle critiche al suo editoriale

«La frase è stata interpretata male – spiega Federico Moccia a Giornalettismo – la colpevolezza si riferisce al fallimento del rapporto: molto spesso un uomo che uccide la donna reputa solo lei colpevole della fine della loro relazione. Invece, questa colpa è condivisa: anche l’uomo deve rendersi conto che il gesto che sta per commettere deriva da un suo comportamento sbagliato. Non era mia intenzione mettere sullo stesso piano l’autore del femminicidio e la vittima».

L’articolo scritto sul Corriere della Sera continuava così: «Non hanno saputo vedere le loro mancanze, domandarsi che cosa non è andato, perché quel rapporto è fallito – scrive Moccia a proposito delle coppie anziane che si ritrovano ad avere problemi di convivenza -. Ma se è fallito è fallito da tutte e due le parti. Servirebbe la capacità di accettare un errore, di chiedersi se si ha la voglia di continuare, di saper abbandonare la rabbia, di saper perdonare e soprattutto di dimenticare. Ma tutto questo non viene insegnato. La persona si sente fallita, si sente sola, tradita, allora se la prende con la persona amata e cerca di ferirla ancora di più: se la prende con i figli, con l’amore più grande, che poi dovrebbe essere anche il suo».

Il dibattito su Facebook relativo all’opinione di Moccia sul femminicidio

«L’impressione è che spesso sui social network – dice Moccia a Giornalettismo – si vada a cercare la polemica a tutti i costi, partendo dal presupposto di trovare per forza qualcosa di sbagliato in quello che si vuole attaccare. Invito a leggere il mio articolo dall’inizio alla fine e non soltanto il fondino che è stato riportato a corredo di alcuni post».

L’articolo, infatti, è stato oggetto di critiche sui social network. Lo scritto di Moccia è stato condiviso dalla pagina Facebook dell’Associazione Tlon che si occupa di tenere, in Italia e all’estero workshop, conferenze e seminari residenziali di filosofia e ricerca interiore. Il dibattito sulla pagina è ampio e strutturato e prende in esame la frase dello scrittore, criticandola sotto ogni punto di vista.

FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI

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