Dal reddito di cittadinanza (10 mld) alla flat tax (2 mld): tutti i numeri della manovra

05/10/2018 di Redazione

Non più deficit/pil al 2,4% per tre anni ma solo per il prossimo e poi in calo nel 2020 al 2,1% e nel 2021 all’1,8%. Prodotto interno lordo invece in crescita dell’1,5% nel 2019 e poi dell’1,6% e dell’1,4% nei due anni successivi. Sono questi i principali dati contenuti nella nota di aggiornamento al Def arrivata ieri sera in Parlamento e che definisce i contorni della prima manovra finanziaria di M5S e Lega.

I numeri della manovra

Con il testo il governo fa sapere di puntare su una crescita economica più elevata rispetto all’andamento tendenziale e di attuare fin da subito, anche se rimodulate, alcune delle più importanti promesse elettorali: flat tax, reddito di cittadinanza, e revisione della legge Fornero sulle pensioni con introduzione della cosiddetta ‘quota 100’. Sono previste misure per 21,5 miliardi di euro con 17 miliardi destinati a pensioni e reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza

La spesa per il reddito di cittadinanza sarà di 9 miliardi. Un altro miliardo sarà destinato alla riforma dei centri per gli impiego, che avranno il compito di accompagnare i beneficiari dell’assegno in un percorso di formazione e di formulare le offerte di lavoro. La pensione di cittadinanza poi andrà a chi percepisce meno di 780 euro al mese e verrà modulata tenendo conto della situazione economica complessiva delle famiglie, anche con riferimento alla presenza di persone con disabilità o non autosufficienti.

Quota 100

La modifica alla legge Fornero precede la realizzazione di una ‘quota 100’ come somma di età anagrafica, quota 62 anni, e contributiva, minimo 38 anni. come requisito per lasciare il lavoro. L’obiettivo del governo è quello di favorire un ricambio generazione e di consentire un più facile accesso al mercato del lavoro dei giovani. ‘Quota 100’ dovrebbe consentire 300mila pensionamenti in più con un costo di 7 miliardi. Restano immutati intanto i requisiti per ottenere pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi di età con 20 anni di contributi) e per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi senza alcun vincolo di età). La ‘quota 100’ sale poi a 101 nel caso si abbiano 63 anni e a 102 con 64 anni e così via (nel rispetto del requisito dei 38 anni di contributi).

Flat tax

La flat tax (che non sarà comunque una vera e propria tassa piatta) arriverà nel 2019 per partite Iva e piccole e medie imprese. È prevista l’estensione dell’aliquota al 15% prevista oggi per il regime forfettario fino a 65mila euro di fatturato con un’altra aliquota del 20% per la parte di fatturato tra i 65mila e i 100mila euro. Per i contribuenti che finiscono nel primo scaglione la flat tax assorbe anche l’Iva. Complessivamente gli sgravi fiscali alle imprese dovrebbero costare due miliardi.

È prevista la cancellazione dell’Iri, Imposta sul Reddito Imprenditoriale, che doveva entrare in vigore nel 2019 con aliquota al 24%, ora superata dalla flat tax. È stato evitato l’aumento dell’Iva. «Gli aumenti delle imposte indirette previste dalle clausole di salvaguardia verranno completamente sterilizzati nel 2019 e parzialmente nel 2020 e 2021», c’è scritto nella nota al Def.

Sul fronte delle tasse nella nota di aggiornamento si parla anche di un allargamento della no tax area per gli studenti. Si legge che «nel settore universitario sono allo studio misure per agevolare l’accesso alla no tax area al fine di ampliare la platea di studenti beneficiari dell’esenzione». «È prevista, inoltre, la stabilizzazione da parte delle Regioni – ha messo nero su bianco il governo – del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per gli studenti meritevoli, ma privi di mezzi e la semplificazione delle procedure amministrative necessarie all’erogazione delle borse di studio».

Uno sforzo verrà compiuto per far pagare meno tasse a chi ha più figli. «Il governo intende mettere in atto – è un altro passaggio della nota – una serie di disposizioni per definire un sistema fiscale a misura di famiglia, alleggerendo il peso dell’imposizione tenendo conto del numero dei figli e della funzione sociale multidimensionale svolta dal nucleo familiare».

In manovra ci saranno anche 1,5 miliardi per i risparmiatori truffati dalle banche. Inoltre un miliardo nell’ambito delle forze dell’ordine.

Privatizzazioni

Nella nota di aggiornamento al Def si parla privatizzazioni per 10 miliardi nei prossimi due anni. La stima di riduzione del rapporto debito/pil nel 2020 – si spiega – «incorpora l’ipotesi di introiti da privatizzazioni e da altri proventi finanziari per circa lo 0,3% del pil», che equivale a circa 10 miliardi, «in entrambi gli anni 2019 e 2020».

Nella nota si spiega che il governo intende procedere con «l’abolizione del Patto di stabilità interno, che limitava le capacità di intervento degli enti locali». È poi prevista «la riforma del codice degli appalti per rendere più snella e trasparente la gestione degli acquisti e delle forniture della pubblica amministrazione».

Dismissione del patrimonio pubblico

Previsto uno sforzo per la dismissione del patrimonio pubblico. Per il 2018, i proventi derivanti dalle vendite di immobili pubblici dovrebbero ammontare a 690 milioni. Le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico per gli anni 2019 e 2020 sono stimate, rispettivamente, pari a 730 milioni e 670 milioni. Per i fondi gestiti da Invimit Sgr, società interamente partecipata dal Mef, le Relazioni Semestrali al 30 giugno 2018 evidenziano che gli immobili pubblici apportati a detti fondi hanno un valore pari a circa 1.086 milioni. A fronte di tali apporti sono state emesse quote che verranno successivamente collocate sul mercato. I proventi generati dalla vendita delle quote dei fondi Invimit potranno essere contabilizzati a riduzione dell’indebitamento netto negli anni in cui tali vendite saranno realizzate, contribuendo indirettamente al contenimento del debito pubblico.

(Foto di copertina da archivio Ansa: il ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Credit immagine: ANSA / CLAUDIO PERI)

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