I 10 miliardi di Di Maio per 6,5 milioni di persone significano reddito di cittadinanza da 128 euro al mese

Non è solo colpa del reddito di cittadinanza. Il lungo braccio di ferro tra Luigi Di Maio, Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha fatto sì che il deficit, alla fine, fosse portato al 2,4%, ben 0,7-0,8 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto dal ministro dell’Economia. Tradotto, significa che il rapporto tra deficit/Pil (che inizialmente era stato previsto allo 0,8%) è aumentato di 1,6 punti percentuali, con conseguenze inevitabili sull’esito della manovra in Europa.

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Il destino, infatti, appare già segnato. Ma perché si è deciso di mettere mano in maniera così decisa ai conti pubblici? Le misure promesse da Movimento 5 Stelle e Lega in campagna elettorale costano caro e, per poterle inserire nella prossima manovra di bilancio, lo Stato deve aumentare il rapporto deficit/Pil.

Reddito di cittadinanza, come sarà stando alle cifre del DEF?

In modo particolare, Luigi Di Maio ha puntato i piedi sulla previsione del reddito di cittadinanza. Per poterlo garantire dal 2019, infatti, farà inserire altri 10 miliardi nella legge di stabilità. Sono cifre note, rese celebri dal famoso audio di Rocco Casalino che – per minacciare i dipendenti del ministero dell’Economia – aveva detto: «Possibile che non si riescano a trovare 10 miliardi del c***?».

Così come note sono le cifre della platea a cui la misura previdenziale del reddito di cittadinanza è rivolta: 6,5 milioni di persone che si trovano in condizione di povertà. Partendo da questi due dati che, al momento, sono dei punti fermi – e non ci sono aggiornamenti in merito su eventuali modifiche  -, possiamo fare dei semplici conti.

Un reddito di cittadinanza da 128 euro al mese?

Già stando così le cose, si capisce come il reddito di cittadinanza sia molto ridimensionato rispetto alle promesse elettorali. Si puntava a una cifra di 780 euro a testa al mese. Così facendo, però, i 10 miliardi – divisi per 6,5 milioni di persone – altro non sarebbero che 1538 euro e spiccioli a testa in un anno. Che, spalmati su dodici mesi, diventerebbero 128 euro.

Se consideriamo, poi, che in questi 10 miliardi dovrebbero essere previsti almeno un paio di miliardi per la riorganizzazione dei centri per l’impiego propedeutica alla messa a regime del reddito di cittadinanza, la somma diventa ancora più irrisoria (vicina ai 102 euro al mese a testa).

A meno che, insomma, non si voglia ridurre drasticamente la platea degli aventi diritto al reddito di cittadinanza. Per una cifra che possa avvicinarsi ai 780 euro al mese promessi da Luigi Di Maio, bisognerà estendere la misura soltanto a 1,1 milioni di persone (partendo dal presupposto che a essere divisi saranno i 10 miliardi interi e non quelli scorporati dal denaro necessario a investire nei centri dell’impiego).

Però Di Maio esulta lo stesso perché, con la manovra del popolo, la povertà sarà abolita. Contento lui.

FOTO: ANSA/UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/FILIPPO ATTILI

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