Piano di Rinascita Democratica, il programma di Licio Gelli e della P2

Il Piano di Rinascita Democratica è il nome del programma della loggia massonica P2 (Propaganda 2) scritto probabilmente nel 1976 dal maestro venerabile Licio Gelli, deceduto ieri nella sua villa di Arezzo all’età di 96 anni. Il testo, una sorta di manifesto dell’organizzazione eversiva P2 conteneva una tabella di marcia che avrebbe dovuto consentire la penetrazione degli iscritti alla loggia nei settori chiave dello Stato e del potere. Il Piano di Rinascita Democratico fu sequestrato nel 1982 a Maria Grazia Gelli, figlia di Licio, all’aeroporto di Fiumicino.

 

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PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA –

Il programma conteneva una premessa in tre punti in cui veniva precisato il perché della definizione di «democratico». In realtà si trattava di un piano tutt’altro che democratico, che prevedeva una svolta autoritaria e classista nella società italiana. Il documento indicava come obiettivi dell’azione della loggia i partiti politici, la stampa, i sindacati, il Parlamento, il governo, la magistratura, tutti i principali centri del potere, indicandoli come possibile oggetto di sollecitazioni sul piano di una manovra di tipo economico-finanziario. «La disponibilità di cifre non supeiori a 30 o 40 miliardi – si leggeva nel piano con riferimento a partiti, stampa e sindacati – sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo». «Governo, magistratura e parlamento – continuava il programma – rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buone sito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti». Insomma, il Piano indicava il tentativo di una scalata su più gradi ai vertici della politica, delle istituzioni e del sistema dell’informazione. Ma cosa indicavano precisamente quei procedimenti?

I procedimenti sono i punti del piano che probabilmente meglio di ogni altro descrivono il pericolo rappresentato dalla loggia P2. Si parlava innanzitutto di una selezione degli uomini ai quali poter affidare la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva forza politica. Venivano indicati nomi di esponenti del Psi (compreso Bettino Craxi), del Pri, del Psdi, della Dc (compresi Giulio Andreotti, Flaminio Piccoli e Arnaldo Forlani), del Pli e della Destra Nazionale. In secondo luogo si faceva riferimento alla necessità di valutare le formazioni politiche in grado di essere credibili per ridiventare validi strumenti di azione politica e di affidare ai prescelti «strumenti finanziari sufficienti a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti». In caso di fallimento di questo approccio il Piano di Rinascita Democratica prevedeva anche un piano B: usare gli stessi strumenti finanziari per l’immediata nascita di due movimenti, uno di sinistra (area di Psi, Psdi, Pri, Liberali di sinistra e Dc di sinistra) e uno di destra (area dei conservatori Dc, dei liberali e democratici della sinistra liberale). Entrambi i movimenti sarebbe dovuti essere fondati da due club promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in un prapporto di uno a tre.

Si parlava di soldi anche con riferimento ai giornali. Per quanto riguarda la stampa il Piano di Rinascita Democratica immaginava di impiegare i soliti strumenti finanziari per ‘acquisire’ giornalisti che conoscevano bene l’ambiente in cui lavoravano, 2 o 3 per ogni redazione. A loro il compito di «simpatizzare» per gli esponenti politici «prescelti». Si prevedeva l’acquisizione di settimanali di battaglia e del coordinamento di tutta la stampa provinciale e locale attraverso un’agenzia centralizzata. Coordinate sarebbero poi dovute essere anche molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale. Per la Rai, infine, si prevedeva la dissoluzione (inf avore della tv privata).

Per i sindacati, poi, il Piano di Rinascita Democratica prevedeva la sollecitazione alla rottura, seguendo linee già esistenti, qualla minoritaria nella Cisl e maggioritaria nella Uil. Anche con riferimento al mondo sindacale si segnalava l’esigenza di ‘acquisire’ persone, stavolta con l’obiettivo di rovesciare i rafforzi di forza tra le organizzazioni principali. Il programma della P2 metteva anche nero su bianco la necessità di restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere.

Programma ambizioso anche sul fronte istituzionale. Il Piano di Rinasciata Democratico parlava di nuovo ordinamento giudiziario con l’introduzione ad esempio della respondabilità civile dei magistrati e la modifica di norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza di reati di eversione. Infine, l’ordinamento del governo e del parlamento. La P2 immaginava leggi per determinare numero e competenze di ministeri, con l’eliminazione o quasi dei sottosegretari, ripartizione di competenze tra Camera e Senato, modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio venisse eletto dalla Camera all’inizio di ogni legislatura e potesse essere rovesciato solo attraverso le elezioni del suo successore.

(Foto da archivio Ansa)

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