Quei 700mila euro di stipendio di Belpietro

Libero in difficoltà economiche: in attesa della sentenza dei contributi pubblici

La situazione è difficile. Per il quotidiano Libero si avvicina la scadenza decisiva, ovvero la decisione del Tar del Lazio sulla questione dei contributi pubblici che il giornale si è ritrovato sospesi perché i proprietari li incassavano già per il Riformista. L’escamotage di dichiarare il giornale come edito da una cooperativa è stata contestata dall’Antitrust, che ha tolto così giustamente gli emolumenti visto che gli editori rimanevano comunque gli Angelucci. E adesso il quotidiano deve affrontare prove decisive, come racconta Italia Oggi, visto che ballano 25-30 milioni di euro:

Il direttore Maurizio Belpietro ha un contratto in scadenza la prossima estate: è ai vertici del quotidiano dall’agosto del 2009, e guadagna circa 700 mila euro lordi all’anno.Uno stipendio piuttosto pesante, ma la proprietà non intende privarsi del talento direttivo del giornalista, a cui è già stata fatta una proposta per rinnovare anticipatamente l’accordo con la famiglia Angelucci, editrice del quotidiano. La crisi economica e il momento non suggeriscono, comunque, di ridurre i costi. Va detto che nel 2011 Libero si è già alleggerito dello stipendio più ricco di tutti, quello di Vittorio Feltri (che incassava 1,5 milioni lordi all’anno), e che ne ha usufruito solo per cinque mesi (da gennaio a maggio), prima di fare ritorno al Giornale. In aspettativa è andato pure Gianluigi Nuzzi (altro stipendio piuttosto importante), che sta preparando un suo programma su La7.

Ora, tuttavia, con la spada di Damocle dei cont r i bui t i pubblici che forse non arriv e r a n n o più e le diffusioni in calo (a settembre 100 mila copie, giù del 5% rispetto a un anno fa), servono ulteriori tagli:

Lo staff dei vicediretto- ri, per esempio, è abbastanza affollato: a Belpietro si affi ancano il vicedirettore vicario Massimo De Manzoni, e i vicedirettori Franco Bechis, Fausto Carioti e Pietro Senaldi. Gli Angelucci potrebbero decidere di alleggerire l’uffi cio, e uno dei candidati all’uscita è proprio De Manzoni. Belpietro, pur forte del rinnovo, potrebbe comunque cedere a offerte provenienti nel 2012 da Mediaset (di cui è già opinionista), o dalla Rai, a seguito di riassetti in caso di elezioni politiche anticipate. Tuttavia la sua posizione è ben solida, e per il momento la proprietà, felice di aver risparmiato tanti soldi con gli addii di Alessandro Sallusti e di Feltri, non considera un problema lo stipendio del direttore. Tornando agli assetti societari, gli Angelucci, in caso di mancato incasso dei contributi pubblici, avrebbero bisogno di ricapitalizzare la casa editrice, aprendo pure a nuovi soci: tra i nomi che si fanno insistentemente nei palazzi romani c’è quello di Marilena Ferrari, attuale presidente della fondazione Marilena Ferrari-Fmr, che ha fondato il gruppo Art’è e che, nel 2002, ha rilevato la casa editrice Franco Maria Ricci-Fmr. Qualcuno, un po’ maliziosamente, fa notare che il gruppo della signora Ferrari ha sede nella Capitale, a Palazzo Grazioli, negli uffi ci adiacenti a quelli del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi

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