Apple e Google «hanno ceduto al ricatto del Cremlino» rimuovendo l’app elettorale di Navalny

L'accusa alle aziende tech arriva direttamente dal team di Navalny, che ora si trova costretto - appena prima delle elezioni - a resistere su Telegram

17/09/2021 di Ilaria Roncone

Prima le VPN, ora l’app di Navalny. Le elezioni parlamentari sono sempre più vicine e il ruolo delle grandi compagnie tech è incisivo. La pressione esercitata da Putin sui social abbiamo cominciato a vederla già dall’inizio dell’anno e ora l’azione di Google e Apple diventa ancora più concreta. L’app Navalny è stata rimossa dagli store di entrambe le aziende poco prima del voto in Russia e la mail con la quale Cupertino lo ha annunciato al team di Navalny è stata condivisa. Il punto focale è che, secondo la legge russa, l’app viola le regole e «noi dobbiamo rispettare le leggi locali», ha fatto sapere Ivan Zhdanov, uno dei collaboratori più vicini a Navalny.

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L’enorme errore che stanno facendo Google e Apple

L’azione di rimozione – che è stata bollata come censura dai collaboratori di Navalny – è stata decisa all’inizio di questo mese dal Servizio federale della Russia per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione (Roskomnadzor) che, in sostanza, agisce da censore in internet. L’app incriminata sarebbe quella di Navalny per lo smart voting – voto intelligente – che veniva utilizzata per fare campagna elettorale dal leader dell’opposizione e il suo team.

«I motivi formali per la rimozione della nostra app sono il fatto che FBK è stata riconosciuta come organizzazione estremista – ha raccontato Ivan Zhdanov – ma il modo in cui la FBK è stata riconosciuta come organizzazione estremista non è stato un processo, è stata una presa in giro del buon senso». Il risultato, quindi, è che quello che fanno Google e Apple è stato bollato come «un errore enorme».

Cremlino soddisfatto per la rimozione dell’app Navalny

Dal Cremlino, ovviamente, arriva soddisfazione. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov non ha esitato a esultare definendo quell’applicazione «un tentativo di provocazione dannoso per gli elettori». Navalny e i suoi sono stati ostacolati in ogni modo sia online – con tutti i siti collegati all’organizzazion bloccati – che offline, considerato che negli ultimi mesi il governo di Putin ha fatto chiudere la Fondazione anticorruzione di Navalny e altre organizzazioni sempre con l’accusa di essere organizzazioni estremiste.

Nonostante l’azione di Navalny dalla prigione, che era riuscito a lanciare questa applicazione per fornire informazioni veritiere agli elettori e aggirare i limiti della stampa, la scure del governo Putin è comunque scesa su Apple e Google. La mela, dal canto suo, se ne è lavata le mani scrivendo che «Apple deve rispettare tutti i requisiti legali richiesti in ogni luogo in cui si trova a rendere disponibile un prodotto (chiedete a un avvocato a vedrete) – invito diretto ai collaboratori di Navalny – Sappiamo che è una materia complicata, ma è responsabilità vostra capire e assicurarvi che la vostra app rispetti le leggi locali, non solo le linee guida».

Il team di Navalny sta accusando le aziende tech – che «hanno ceduto al ricatto del Cremlino», senza mezzi termini: «Abbiamo l’intero stato russo contro di noi e persino le grandi aziende tecnologiche». La resistenza, ora, si è spostata su Telegram, che in teoria – visto come gestisce le questione legate a reati – dovrebbe essere uno spazio sicuro.

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