Nunzia Ciardi della Polizia Postale dice che «Telegram collabora poco» con le indagini
Intervistata nel corso della trasmissione In Onda, la Dirigente superiore della polizia di Stato mette in evidenza un punto critico con cui le nostre autorità hanno costantemente a che fare
09/09/2021 di Gianmichele Laino
Lo diciamo da tempo: Telegram rappresenta un problema. Come al solito, non per lo strumento in sé, ma per come viene utilizzato. Negli ultimi giorni ci siamo trovati ad affrontare più e più volte il tema dei gruppi no-vax che utilizzano soprattutto questa piattaforma di messaggistica per organizzarsi e coordinarsi, oltre che per diffondere odio e false informazioni. Basti pensare a tutto ciò che è stato scritto a proposito del gruppo Basta Dittatura! che, scagliandosi contro vaccinazioni e green pass, ha provato a organizzare manifestazioni presso le stazioni dei treni e i palazzi delle istituzioni italiane. È arrivata una testimonianza importante, in proposito, direttamente dai vertici della Polizia Postale, attraverso la voce della dirigente superiore Nunzia Ciardi, intervistata a In Onda, su La7.
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Quando Concita De Gregorio ha sollevato il problema delle chat di Telegram dove comunicano diversi haters e propagatori di false informazioni, Nunzia Ciardi ha messo sul tavolo un problema non da poco che – purtroppo – nello svolgimento della trasmissione è passato quasi inosservato.
«Telegram – ha detto Nunzia Ciardi – è una piattaforma che garantisce un anonimato molto importante. Per cui viene scelta dalle persone che vogliono lasciarsi andare particolarmente. Poi c’è tutta una fetta di persone che lo scelgono per organizzare manifestazioni e interruzioni di servizio. Telegram collabora purtroppo poco e ha dei criteri di anonimizzazione molto potenti. Le investigazioni su quella piattaforma, pertanto, richiedono molto tempo. Ma non sono impossibili: c’è solo bisogno di una notevole perizia tecnica».
Si tratta di un tema fondamentale, che si collega benissimo all’imbarazzo della procura di Torino che – nell’ambito della sua indagine sui gruppi no-vax di Telegram – si è trovata nelle condizioni di dover chiedere l’oscuramento della chat Basta Dittatura! attraverso una mail di servizio dell’applicazione, non ricevendo – tra le altre cose – una risposta. Il risultato è che la chat resta ancora lì, che i no-vax continuano ad avere uno spazio accessibile a oltre 40mila persone dove diffondere false informazioni e vere e proprie violazioni della privacy (la pubblicazione di numeri di telefono di giornalisti, esponenti politici, medici) e che le autorità italiane non sembrano avere strumenti a sufficienza per contrastare queste attività.