L’incontro alla Camera tra FIMI, Meta e Microsoft sull’AI

A che punto siamo nell'ambito della penetrazione e della regolamentazione dell'Intelligenza Artificiale nella musica in Italia? FIMI, Microsoft e Meta sono intervenuti alla Camera tratteggiando il quadro attuale

29/09/2023 di Ilaria Roncone

A che punto siamo con l’AI e fin dove è arrivata a penetrare negli applicativi che usiamo tutti i giorni? E quanto, nella percezione dell’opinione pubblica e di chi con l’Intelligenza Artificiale lavora (e guadagna), risulta essere pericolosa come è stata nei mesi scorsi (tanto che lo stesso Altman, CEO di OpenAI, era arrivato a chiedere al Congresso Usa di regolamentare l’intelligenza artificiale)? Come vedremo nel monografico di oggi, l’AI è sempre più attualizzata – con ChatGPT versione premium che permette, attraverso la consultazione di internet, di andare oltre settembre 2021 – e la questione AI e musica ha visto un recente risvolto nell’audizione di FIMI, Meta e Microsoft alla Camera.

Proprio su questo aspetto ci concentreremo nel primo articolo di una serie di pezzi che puntano a capire, ora come ora, in che modo le aziende – da quelle che fanno musica ai social network passando persino per chi produce smartphone – stanno inserendo l’AI nei loro processi.

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AI e musica, a che punto eravamo?

Enzo Mazza, CEO di FIMI che è stato sentito alla Camera, qualche mese fa aveva parlato con Giornalettismo esprimendo preoccupazione per l’AI nella musica e definendola una rivoluzione che va regolamentata. Nella totale consapevolezza che l’Intelligenza Artificiale è già da tempo integrata in ambito musicale – si pensi, per esempio, ai meccanismi di raccomandazione utilizzati dalle applicazioni di streaming musicale -, lo scorso aprile Mazza sottolineava come fosse necessaria una regolamentazione per l’utilizzo dei brani coperti da diritto d’autore.

Facebook e Instagram – se ricordate – avevano smesso di suonare a un certo punto, con la musica che è tornata lo scorso maggio in un accordo che Meta e SIAE hanno raggiunto promettendo, in sostanza, di ripristinare la condizioni che c’erano a dicembre 2022 fino al 6 ottobre 2023 (data che, tra le altre cose, si avvicina). In questi mesi i contatti e gli accordi sono andati avanti e nell’audizione alla Camera tenutasi mercoledì 27 settembre, con l’intervento di FIMI, Meta e Microsoft possiamo dedure la direzione che stiamo prendendo.

Cosa hanno detti FIMI, Microsoft e Meta

«Per il nostro settore le opportunità fornite dalle nuove tecnologie legate all’AI – che già vengono impiegate come ausilio alla produzione – costituiscono una parte importante della svolta che affronterà la musica registrata. Le opportunità sono molte, e molto interessanti», ha affermato Mazza in audizione, sottolineando anche come le tecnologie – oggi –  «stanno offrendo grandissime opportunità legate allo streaming, tanto da far salire all’83% del totale i proventi generate in ambito digitale».

«Questa sfida è molto importante per due aspetti – ha proseguito Mazza, evidenziando in maniera sicuramente più aperta la necessità di andare a collocare in un quadro regolamentato anche ciò che con l’AI viene prodotto e non più solo quello che nell’AI viene inserito per addestrarlo -. Le soluzioni di AI generativa, in realtà, si basano su opere d’arte prodotte dal nostro settore, senza creare nulla di autonomo. Il primo passaggio fondamentale, quindi, è che le società di AI ottengano un’autorizzazione per i contenuti oggetto di scraping nell’ambito dei processi di machine learning. In secondo luogo, è indispensabile ottenere indicazioni trasparenti da parte delle piattaforme, che a oggi non forniscono le informazioni necessarie per rifiutare contenuti prodotti con l’AI generativa o richiedere le licenze adeguate all’utilizzo di questi contenuti».

L’equilibrio esiste – almeno in teoria – e con le sue parole Mazza ha provato a tratteggiare il quadro verso cui si dovrebbe tendere per permettere all’AI di svilupparsi non andando a discapito dei diritti delle persone: «Il primo passaggio è la trasparenza per garantire la protezione dei contenuti coperti dai diritti, e in secondo luogo l’attivazione di accordi di licenza da parte delle piattaforme. Le opere realizzate dagli umani vanno protette, in modo da permettere all’intelligenza artificiale di sviluppare le proprie potenzialità creative senza creare realtà autonome in grado di costruire attività economiche e finanziarie sulle spalle dei produttori di contenuti creativi».

Come riposta Rockol, gli interventi di Meta e Microsoft sono stati ottimistici e incentrati sulla necessità di non pendere troppo dal lato di chi la tecnologia vuole imbrigliarla: «Per non limitare lo sviluppo dobbiamo adottare una ricerca basata sulla valutazione del rischio specifico rappresentato da ogni singolo utilizzo, affidandosi a una governance tecnologicamente neutra. Riteniamo che i modelli open source rappresentino la via migliore per far crescere questa tecnologia rivoluzionaria, in grado di generare più valore per più persone», ha affermato Flavio Arzarello, Public Policy Manager ed Economic and Regulatory Policy di Meta Italia.

Anche il rappresentante di Microsoft (Mattia De Rosa, Solution Specialists Data & AI Director) dopo aver snocciolato una serie di dati sui guadagni ricavati dall’AI applicato all’industria italiana, ha detto la sua sulla questione regolamentazione: «La cosa importante è che in questo framework l’uomo è al centro, è lui a governare i processi ed è a lui che le policy sono dedicate. In Italia occorre aumentare le competenze digitali di base per permettere la digitalizzazione delle PMI e sviluppare competenze avanzate».

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