Non solo accordi: Universal ha chiesto al Congresso USA una legge sull’AI e la musica
Poche settimane prima della notizia della trattativa con Google, l'etichetta ha portato sul tavolo i punti fondamentali della Human Artistry Campaign
10/08/2023 di Enzo Boldi
Il tema della tutela del diritto d’autore “minacciata” dai vari strumenti di intelligenza artificiale riguarda molti ambiti della vita quotidiana e moltissime professioni. Se ne parla a livello giornalistico, ma anche cinematografico. E la musica non resta a guardare e da mesi porta avanti la sua battaglia per chiedere un regolamento sull’AI per proteggere il copyright delle opere. Giornalettismo ha seguito da vicino, per esempio, il manifesto presentato dalla Human Artistry Campaign nel mese di aprile. E proprio su quelle basi, la Universal Music Group (una delle principali etichette a livello mondiale) ha presentato al Congresso USA una richiesta di normare l’utilizzo e l’addestramento di strumenti basati sull’AI.
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Come riporta Rockol, solo qualche settimana fa il consigliere generale di Universal (Jeff Harleston) ha partecipato a una udienza al Congresso USA. Proprio in quell’occasione sono stati illustrati i sette punti fondamentali della Human Artistry Campaign – sostenuti, in Italia, anche dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) – per chiedere ai legislatori un’accelerazione nella creazione e approvazione di una legge che tuteli il diritto d’autore anche nella fattispecie specifica individuata nell’abuso da parte degli strumenti di intelligenza artificiale.
Musica e AI, Universal chiede a Congresso USA una legge
Regolamentazione necessaria per moltissimi settori, ma per quel che riguarda la musica in rete ci sono già moltissimi esempi di abuso in barba al diritto d’autore. E così, davanti al Congresso, il consigliere generale di Universal ha messo in chiaro quali dovrebbero essere i punti chiavi di questa normativa che, poi, dovrebbe essere mutuata anche in tutti gli altri Paesi:
«È impensabile che le aziende e gli sviluppatori di AI pensino che le regole e le leggi che si applicano ad altre aziende e sviluppatori non si applichino a loro. Al di là della questione della violazione del copyright, queste aziende di AI generativa spesso ottengono i nostri contenuti da fonti che vietano esplicitamente il download e l’uso di tali contenuti al di fuori di scopi personali e non commerciali. Abbiamo anche visto esempi di musica generata dall’IA che è stata utilizzata per generare riproduzioni fraudolente sui servizi di streaming, sottraendo introiti ai creatori umani. E abbiamo assistito a molti casi preoccupanti in cui il nome, l’immagine, la somiglianza o la voce di un artista vengono utilizzati a sua insaputa o senza autorizzazione, per generare video in cui l’artista dice cose che non ha detto, per usare la sua voce e le sue registrazioni a sua insaputa, o per espellere il suo nome e la sua voce».
Normare, dunque. E mentre si attendono passi in avanti dal punti di vista legislativo, Universal – dopo aver chiesto ad alcune aziende di musica in streaming come Spotify e Apple Music di rimuovere i brani generati dall’AI (compresi i deepfake) dalle loro librerie – sta provando a trattare con Google, affinché si avvii una partnership per monetizzare (attraverso la licenza e le royalties) l’utilizzo dei brani (con ogni artista che potrà decidere se e come partecipare) per addestrare l’AI.
Non demonizzazione
Sempre nel suo intervento al Congresso USA, il consigliere generale di Universal ha voluto mettere in chiaro un punto fondamentale: non si tratta di demonizzazione del progresso e dello sviluppo tecnologico. Infatti, si chiede esclusivamente una norma affinché non ci siano abusi e violazioni di leggi già esistenti, ma che vivono nel limbo dell’incertezza attorno al concetto di intelligenza artificiale. Lo stesso Harleston, infatti, già in quell’occasione (meno di un mese fa) aveva annunciato che la sua etichetta fosse in trattativa con alcune grandi aziende per trovare accordi commerciali e di licenza. Inoltre, ha spiegato come i nuovi strumenti sono stati accolti positivamente dal mondo della musica, perché possono essere molto utili.