FIMI: «L’AI è una rivoluzione un po’ come l’MP3, ma va regolamentata»

Le parole di Enzo Mazza a Giornalettismo che spiega perché, anche a livello istituzionale, bisognerebbe continuare a insistere per trovare una quadra sull'AI generativa

13/04/2023 di Gianmichele Laino

Mentre l’intelligenza artificiale viene utilizzata sempre di più anche in ambito musicale, l’industria discografica cerca di capire quali possano essere le mosse da fare a tutela del proprio settore. A livello internazionale, un’iniziativa come Human Artistry CampAIgn sta cercando di accendere i riflettori sul problema. Di questa iniziativa fa parte anche FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana. Con il presidente Enzo Mazza abbiamo cercato di capire come l’ecosistema musicale italiano sta cercando di interpretare il problema.

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Musica e intelligenza artificiale, Enzo Mazza di FIMI spiega il punto di vista dell’industria musicale italiana

«L’AI è uno strumento che nell’industria viene ampiamente utilizzato – dice a Giornalettismo -. Partiamo dai sistemi per creare gli algoritmi di raccomandazione su piattaforme come Spotify. Un’altra area in cui l’AI è impiegata è quella dei sistemi audio: gli speaker di diverse aziende di Big Tech hanno all’interno strumenti di intelligenza artificiale che vengono addestrati per comprendere e migliorare il rapporto con la nostra voce e per favorire il migliore uso delle piattaforme di riferimento». Sono strumenti che, senza dubbio, hanno dato sempre un supporto importante all’intero settore. E che hanno, in qualche modo, anche aiutato autori e artisti nel processo produttivo: «Un’altra parte importante, infatti, è il supporto alla creazione: sistemi che generano musica o che aiutano gli autori a scrivere canzoni. Anche le ultime versioni di ChatGPT vengono utilizzate nel marketing, per favorire attività di comunicazione e per sostenere la produzione discografica. Questo utilizzo dell’AI è ampio e ormai consolidato nel settore».

Tuttavia, il problema si presenta nel momento in cui l’intelligenza artificiale viene utilizzata per scopi generativi. Da questo punto di vista occorre analizzare sia l’esito di ciò che viene generato dall’AI, sia ciò che serve all’AI per creare contenuti ex novo. Enzo Mazza lo conferma: «Bisogna distinguere tra due aspetti – dice -: uno è quello della tutela del copyright delle opere realizzate con l’AI. Un primo punto su cui l’industria e le istituzioni, in particolare il Copyright Office negli Stati Uniti (e anche in Europa, in realtà, ci si sta orientando in questa direzione), è quello di non riconoscere diritti d’autore a produzioni realizzate esclusivamente dalle macchine: la creatività umana deve essere un elemento essenziale per generare il diritto d’autore, in qualsiasi campo e in particolare in quello musicale. È chiaro che questo è solo un pezzo del problema: l’altro tema è l’uso che viene fatto di opere legittime per addestrare le piattaforme di intelligenza artificiale, l’estrazione del contenuto. Oggi, verifichiamo che ChatGPT e altri sistemi di AI usano ampiamente opere legittime per addestrare i propri sistemi: non c’è una originalità in quello che viene prodotto. Il contenuto innovativo, se così possiamo definirlo, si basa su ciò che era già stato prodotto».

Le leggi e l’opportunità di interventi istituzionali per regolamentare il sistema

C’è necessità di sbloccare il problema a livello istituzionale. Le leggi ci sono, ma spesso non hanno modo di recepire le novità tecnologiche che nel frattempo stanno intervenendo. Bisogna sicuramente partire dagli elementi che sono già dati per acquisiti e che, però, al momento sembrano non essere considerati. «In Italia, recependo l’ultima direttiva sul Copyright, abbiamo introdotto l’articolo 70-ter e 70-quater che riguarda l’aspetto del text and data mining – spiega Mazza -. Quando ciò viene fatto a scopo di lucro dovrebbe rispettare alcuni passaggi importanti: ottenere un accesso legittimo ai dati e una licenza, ad esempio. Ad oggi, nessuna delle aziende che operano nel campo dell’AI ha ottenuto delle licenze per accedere a questi dati. Il titolare dei diritti potrebbe vietare l’utilizzo del suo contenuto, secondo quanto previsto dalla legge. È un tema. Così com’è un tema il sistema di identificazione, attraverso gli strumenti di monitoraggio anti-pirateria, delle opere per capire se i nuovi prodotti generati sono stati effettivamente creati sulla base di contenuti già esistenti. Inoltre, le copie utilizzate per l’addestramento dei sistemi di AI devono essere conservate solo per il tempo necessario a effettuare questa attività».

Ecco che, dunque, diventa importante partecipare a iniziative internazionali come Human Artistry CampAIgn, per tenere alta l’attenzione sulla tematica: «FIMI – conclude il presidente Mazza – è da sempre attenta a questo tema dello sviluppo delle tecnologie e siamo parte di organizzazioni internazionali che sostengono questa iniziativa. Vogliamo che anche in Italia il tema sia affrontato con sensibilità. L’attuale governo, attraverso il sottosegretario ai Beni Culturali Borgonzoni, ha aperto un tavolo sull’intelligenza artificiale. È fondamentale iniziare ad affrontare il fenomeno e avere un punto di vista, all’interno delle istituzioni europee, che possa favorire lo sviluppo di questo settore. Se analizziamo gli aspetti positivi dell’AI, per l’industria musicale è come trovarsi di fronte a una rivoluzione simile a quella portata dagli MP3. Però questa rivoluzione va in qualche maniera governata».

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