Il movimento che spiega come gestire come far convivere musica e AI
Human Artistry Campaign presenta un manifesto in sette punti che spiega l'importanza del controllo e della gestione dell'intelligenza artificiale nel processo creativo musicale
13/04/2023 di Ilaria Roncone
Dopo il mondo degli artisti e dei fumettisti, anche quello della musica è in fermento e al centro c’è sempre l’intelligenza artificiale e l’utilizzo potenziale negli ambiti creativi. Circa un mese fa vi abbiamo parlato di EGAIR – nato in Italia, poi ampliato in Europa, come movimento per chiedere all’Europa di tutelare il diritto d’autore degli artisti di fronte all’intelligenza artificiale (Europa che, tramite le pagine di Giornalettismo, ha risposto per bocca del portavoce Johannes Bahrke). Oggi abbiamo messo al centro la realtà di Human Artistry Campaign, il cui scopo è creare un movimento internazionale che evidenzi tutte le problematiche della musica generata tramite AI.
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Il manifesto di Human Artistry Campaign
«L’intelligenza artificiale è entusiasmante e potrebbe far progredire le cose – o farci arretrare più che mai. Ma l’IA non potrà mai sostituire la creatività e la realizzazione umana», si legge nella finestra che invita l’utente che visita il sito di Human Artistry Campaign a firmare la petizione. La richiesta è quella che, a gran voce, non solo gli esponenti del mondo delle arti ma anche i ricercatori (con la lettera per chiedere uno stop della sperimentazione dell’AI per sei mesi) stanno facendo nell’ultimo periodo: ok lo sviluppo dell’AI, ma occorre imbrigliarlo.
Nel caso specifico di Human Artistry Campaign, la richiesta è quella di «mantenere l’espressione umana al centro del processo creativo e progettare i mezzi di sussistenza e il lavoro dei creatori». «Solo gli esseri umani sono in grado di comunicare le infinite complessità, sfumature e complicazioni della condizione umana attraverso l’arte, sia essa musica, performance, scrittura o qualsiasi altra forma di creatività», si legge nella home del sito appena prima dell’elenco di quelli che vengono definiti come i principi per uno sviluppo dell’intelligenza artificiale «a sostegno di creatività e realizzazione umana».
I toni dei sette punti che compongono il manifesto sono concilianti e viene messo in evidenza il modo in cui – nel corso dei decenni – la tecnologia abbia favorito lo sviluppo della musica anche grazie ai tantissimi utilizzi che ne sono stati fatti al di fuori del processo creativo (vengono citati degli esempi: «quelli che amplificano le connessioni con i fan, perfezionano le raccomandazioni personalizzate, identificano i contenuti in modo rapido e accurato, assistono nella programmazione, automatizzano e migliorano i sistemi di pagamento efficienti e altro ancora»).
Osservazioni sul diritto d’autore
Un ampio spazio viene dedicato al discorso della proprietà intellettuale della musica: tutto è incentrato sulle autorizzazioni e sui compensi che devono spettare agli artisti e ai professionisti per l’uso di opere protette da copyright, voci e sembianze («Come per le tecnologie precedenti, l’uso di opere protette da copyright richiede l’autorizzazione del proprietario del copyright. L’IA deve essere soggetta a licenze di libero mercato per l’uso di opere nello sviluppo e nell’addestramento di modelli»). Tocca agli sviluppatori «assicurarsi che tutti i contenuti utilizzati per l’addestramento siano approvati e concessi in licenza dal proprietario del copyright, compresi i contenuti precedentemente utilizzati da IA preaddestrate che potrebbero adottare» e «le voci e le sembianze di artisti e atleti devono essere utilizzate solo con il loro consenso e con un equo compenso di mercato per usi specifici».
Viene poi giustamente puntualizzato che «il diritto d’autore dovrebbe proteggere solo il valore unico della creatività intellettuale umana» e «non la produzione creata e generata esclusivamente dalle macchine». Ai governi viene esplicitamente chiesto di non creare leggi ad hoc che consentano agli sviluppatori che utilizzano le opere di farlo senza consenso e senza compenso poiché «l’IA non deve beneficiare di esenzioni dal diritto d’autore o da altre leggi sulla proprietà intellettuale e deve rispettare i principi fondamentali della concorrenza equa sul mercato e del risarcimento».