«Il manifesto di EGAIR riguarda tutti, non solo gli artisti», l’intervista al fumettista Francesco Archidiacono

Il co-fondatore di MeFu (Mestieri del fumetto) è tra i proponenti del manifesto per chiedere all'Europa di tutelare il diritto d'autore degli artisti di fronte all'intelligenza artificiale

03/03/2023 di Enzo Boldi

Una passione tramutata in mestiere. Lo si nota dai fumetti (ma anche dagli altri lavori che realizza per l’Aeronautica Militare) che Francesco Archidiacono condivide anche sulle piattaforme social. Abilità naturali, ma perfezionate nel tempo, che rischiano di essere compromesse e svalutate dall’arrivo di nuove tecnologie. Anzi, di quei principi di machine learning non regolamentato alla base dei dataset con cui si allenano le intelligenze artificiali su cui si fondano programmi per la creazione di immagini generative. Sacrifici e professionalità che devono essere difese, partendo dal diritto d’autore che viene continuamente violato per arrivare anche ai basilari princìpi della protezione della privacy di chi utilizza quelle piattaforme nell’inconsapevolezza di consegnare i propri dati personali alle aziende.

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Ed è per questo che occorre una regolamentazione ad hoc, anche all’interno del pacchetto di proposta alla base dell’AI Atc, a livello europeo. Come quello richiesto da EGAIR di cui Francesco Archidiacono fa parte in qualità non solo di artista, ma anche di co-fondatore di MeFU (Mestieri del Fumetto), l’associazione nata nel 2020 per porre l’accento (e monitorare) sul riconoscimento, la valorizzazione e la tutela dell’attività professionale degli artisti visuali. Perché lui, come Lorenzo Ceccotti – intervistato sempre da Giornalettismo -, è tra i firmatari e proponenti di quel manifesto per portare all’attenzione dell’Europa una problema fin qui sottovalutato.

Francesco Archidiacono (MeFu) e il manifesta EGAIR

Sono questi i temi al centro del manifesto di EGAIR e che Francesco Archidiacono ha voluto raccontare ai microfoni di Giornalettismo: «In generale, anche se non parliamo di immagini, le intelligenze artificiali sono tecnologie che vanno regolamentate per moltissimi motivi. Il copyright è uno di queste, ma c’è anche il tema della privacy. Poi ce n’è una, più di carattere filosofico, sulle scelte prese per costruire questi dataset su cui vengono generate le intelligenze artificiale che normalmente soffrono di tutta una serie di bias di cui noi utenti finali non ci accorgiamo, ma che vanno a influenzare il modo in cui le utilizziamo».

Per far capire tecnicamente di cosa stiamo parlando, Archidiacono fa un esempio molto tangibile e attuale: «Il tema delle macchine che si guidano da sole, per esempio, che sono delle intelligenze artificiale addestrate su una serie di dataset e immagini. E una delle cose notate negli Stati Uniti è che alcune di queste macchine faticano a riconoscere i pedoni se sono persone nere perché i dataset su cui sono state addestrate queste intelligenze artificiali contengono poche immagini di persone nere. Questo è un esempio di come anche le scelte che si fanno nell’andare a scegliere quali immagini inserire nei dataset vanno a influenzare il modo in cui queste macchine si comportano, senza che l’utente (in questo caso il guidatore) ne sia consapevole». Esempio che può essere traslato nella machine learning dell’intelligenza artificiale: «Per quel che le immagini generative, è chiaro che Midjourney o Stable Diffusion hanno un bias legato a un immaginario tipicamente occidentale, bianco: per esempio, se si chiede di rappresentare una donna, sarà una donna molto stereotipata, bella, con un certo tipo di carnagione e corporatura. Anche questo è un tema importante quando si parla di regolamentare le AI, oltre alla questione della protezione del diritto d’autore».

Le piattaforme di immagini generative

La linea di principio, dunque, è abbastanza intuitiva: si chiede non solo una tutela del diritto di autore degli artisti, ma anche tutto un contorno di temi già affrontati in altre occasioni, ma in modo piuttosto settorializzato:  «Se nel 2008, l’alba del social network, fossimo stati immediatamente consapevoli di come venivano utilizzati i dati raccolti da queste piattaforme, avremmo chiesto subito delle regolamentazioni più stringenti – spiega Francesco Archidiacono a GTT -. Tanto è vero che ora ci troviamo con gli Stati Uniti e l’Unione Europea che, solo oggi, stanno cercando di mettere dei paletti a Meta. Penso che ora ci troviamo in una situazione più o meno simile. Siamo all’alba di questa nuova tecnologia, con nuove e vecchie aziende che si affacciano per offrire questi servizi e abbiamo questa posizione in cui siamo da subito consapevoli di tutta questa serie di problemi, che possono sembrare distanti da noi ma che possono colpirci nel futuro. Da questa posizione privilegiata è normale chiedere immediatamente delle regolamentazioni. Tutto questo processo degeneri in una direzioni dalla quale non si può più tornare indietro o in cui un controllo successivo potrebbe diventare troppo complicato e lento».

E per questo si è deciso di agire attraverso EGAIR, per parlare alle istituzioni attraverso un un’unica voce «Abbiamo già avuto segnali positivi. Le istituzioni con cui abbiamo avuto modo di parlare hanno mostrato la loro solidarietà e appoggio. Sono state molto ricettive e molto preparate, nonostante il tema sia molto complesso. Ci siamo interfacciati con persone con una certa esperienza e un’idea chiara di come funzionano questi processi e del perché sia necessaria una regolamentazione. Ci aspettiamo un continuo appoggio dall’Italia, sia a livello nazionale che europeo, anche perché quello rischia è anche il made in Italy, la creatività italiana che anche a livello mondiale è fondamentale. Io che sono un fumettista, quindi lavoro nel disegno e nell’arte visiva, so benissimo quanti miei colleghi lavorino all’estero, perché si tratta di un mestiere fatto da professionisti molto ricercati. è tutto un expertise che viene molto apprezzata a livello mondiale, ma che è messa a rischio da aziende statunitense che vanno a lucrare sui nostri lavori».

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