11 settembre 2001, New York. Come, dove e con quale effetto avremmo vissuto Ground Zero se fosse accaduto oggi?

“Non ce n’è 11 settembre!”: sarebbe tuonato dall’androne della bacheca

11/09/2020 di Matteo Forte

C’è un sottile e spregiudicato equilibrio che collega questo periodo storico e quello di 19 anni fa. Si insinua tra il tempo e la spregiudicatezza, quasi fosse una sintesi di un grande piano inventato da chissà chi.

11 settembre oggi, come sarebbe stato?

All’epoca negli USA c’era un piccolo George Bush, con uno spregiudicato entourage di guerrafondai che inneggiava al nuovo secolo americano. Oggi c’è un personaggio comico, con un entourage di incapaci che si becca segnalazioni da Twitter. Da una singolare angolazione potremmo constatare che se l’attentato terroristico fosse accaduto oggi e se la faccenda fosse vista in questo modo, le cose sarebbero andate meglio: una nuova guerra in Medio Oriente non si sarebbe probabilmente combattuta e ci si sarebbe fermati a qualche razzo contro uno o più leader. Finto come i razzi finti dell’Iran contro postazioni americane (che hanno avuto il grande primato del grottesco, abbattendo un aereo pieno di civili).

Pericoloso fare previsioni sul futuro basandosi sulla politica, anche perché se non ci fosse stato l’11 settembre 2001 – forse – oggi non avremmo Donald Trump alla Casa Bianca. Forse non sarebbe in parlamento Salvini e forse, addirittura, non sarebbe nato il Movimento 5 Stelle. Internet non sarebbe stato così importante nella definizione del concetto di “alternativa” – necessario a giustificare quell’internet che conosciamo oggi. Tutti questi soggetti che abbiamo prima citato, ovviamente, non sarebbero esistiti se non avessimo dato un grande margine di credibilità a internet, alla partecipazione come fonte di informazione e all’antagonismo che si creò subito dopo l’evento di 19 anni fa. Mi piace potervi citare Indimedia, ArcoIris e le prime forme di aggregazione e movimenti per la pace che nascevano e si diffondevano nei newsgroup (poi diventati, purtroppo, di dominio googliano).

Ricordo, ero in casa a vedere la tv e, ad un certo punto, tutti i TG in onda. I live, già incredibilmente immersivi grazie alla CNN durante la Guerra del Golfo, diventavano normali: ma avevamo solo 6 inquadrature su tutto lo skyline di New York. E ci sembrava di far parte della storia, in quel momento. Immaginate che, purtroppo non fino a poco tempo fa, le dirette televisive venivano garantite da sistemi satellitari ingombranti e costosi denominati DVB-S, basati sulla tecnologia di codifica e trasporto MPEG2 (quella su cui ancora oggi poggiano i famosi mp3 musicali). Ogni diretta prevedeva almeno 2 operatori sul campo, un camion che partiva dal posto più vicino, un puntamento, un allaccio energetico di qualche tipo e …On Air! E oggi come sarebbe?

11 settembre oggi, tra Instagram e Fake news

Almeno 1000 Instagram stories, almeno 30 dirette FB dal luogo del disastro, direi un flusso costante di commenti sotto i più inesperti contenuti dell’attacco e forse, addirittura, un down delle principali piattaforme digitali. Saturazione di flussi, immagini, commenti per avere – purtroppo – una visione più distorta di prima.

Ricordo fake news che sono sempre esistite, ma con differente grado di permeabilità rispetto ad oggi. Un fantomatico piano israeliano per escludere tutti gli ebrei dalle Twin Towers ebbe grande risonanza ma, seppur più verosimile del terrappiattismo di oggi, possiamo affermare che, nel 2020, avrebbe penetrato fasce più alte della popolazione assumendo una rilevanza – anche politica – decisamente più gravosa per la tutela del buon senso.

Sì ma oggi, come sarebbe stato? Sarebbe stato un fatto tra i tanti fatti che annebbiano il senso comune. Avrebbe avuto un grado di dolore più alto, con immagini più crude, probabilmente a disposizione di tutti, e un senso di vendetta più spinto e meno censurato dal momento. Forse, per via delle stories, potrei osare a pensare che vi sarebbero stati pure più morti tra il primo attacco, il secondo attacco e il crollo della prima torre.

Ricordo che, in quel 2001, ognuno aveva la sua opinione e la spingeva nella noia verso il prossimo nel raggio d’azione di una via, un bar senza che questa diventasse mainstream. Il mainstream era di chi, se sgarrava, ci rimetteva il posto di lavoro.  “Non ce n’è 11 settembre!”, invece, sarebbe tuonato dall’androne della bacheca, oggi, svegliandoci poi nel vedere l’autore con 120 mila followers (in crescita). E senza dimenticarci, però, quanta morte, quanti morti senza una vendetta sull’altare della ragione.

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