I dieci comandamenti della ‘Ndrangheta

Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto a Reggio Calabria, e il professor Antonio Nicaso hanno raccolto in “Dire non dire” (nelle librerie) pizzini, verbali, sentenze, intercettazioni e deposizioni di affiliati alle cosche calabresi dal 1860 a oggi. Il Fatto anticipa il capitolo in cui si parla dei dieci comandamenti della ‘ndrangheta:

 

1. La ‘ndrangheta è una sola Non esiste altra ‘ndrangheta all’infuori di quella nata e cresciuta nel cuore di pietra dell’Aspromonte.

2. Chi tradisce brucerà come un santino Il traditore diventerà cenere proprio come il santino che si tiene in mano al momento dell’iniziazione.
3. Non si sgarra, né si scampana Nella ‘ndrangheta chi sbaglia paga, un concetto che il boss di Sinopoli Carmine Alvaro ribadisce spesso: “Se uno… lascia passare a questo, lascia passare a quello (non si ritrova più). Invece non deve lasciar passare a nessuno, come le hanno divise le cose si devono fare!”. Caratteristiche, queste, che per il boss rendono la ‘ndrangheta “la più bella cosa. (Perché ha) le più belle regole”.
4. La famiglia è sacra e inviolabile “La divisione è con uno, non con cinque”, ragiona il boss Pasquale Libri. Oggi chi entra nella ‘ndrangheta viene subito coinvolto in “comparaggi”, matrimoni e clientele, un giro molto vasto che può arrivare a includere anche diverse centinaia di persone. Gli stretti legami di sangue rendono più problematiche le collaborazioni con la giustizia.
5. Cumandari è megghiu chi futtìri Sono i politici ad avere più bisogno degli ‘ndranghetisti: sono questi ultimi a scegliere, senza discriminazioni ideologiche.
6. A tavola tutto si divide e tutto si discute Ci sono regole specifiche anche su come servire: si parte da chi siede a capotavola e si versa da bere sempre con la mano destra, altrimenti porta male. E al termine di ogni affiliazione bisogna sempre brindare.
7. Senza soldi non si cantano messe La ‘ndrangheta è la mafia più ricca, con un fatturato annuo che supera i 44 miliardi di euro, pari al 2,9% del pil. Insieme alle altre mafie, è la prima azienda italiana, con un giro d’affari di 140 miliardi l’anno.
8. Cu campa campa, cu mori mori Un boss incapace di usare le armi non gode di alcuna considerazione. Gli scontri avvengono per motivi economici o anche per piccoli sgarbi, come la faida di San Luca che “nacque da un banale scherzo di Carnevale”.
9. Tutto passa, anche il carcere Male sopportabile, aumenta il prestigio dei boss. “Il letto del boss è all’angolo opposto del bagno. Dice lui quando si comincia a mangiare e quando ci si può alzare. Lì si stringono alleanze”.
10. É sempre stato così e sarà così per sempre I boss ne sono convinti, si adattano a ogni cambiamento. Come dice il boss Giuseppe Commisso: “Loro sono moderni, troppo moderni”.

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