La scuola non autorizza l’intervento della “divulvatrice” Violeta Benini: quando il ban non è solo sui social

Violeta Benini, divulgatrice di tematiche legate alla sessualità apprezzata sui social, è stata invitata dai ragazzi a scuola ma la direzione dell'istituto non ha accettato

27/11/2020 di Ilaria Roncone

Violeta Benini è anche nota sui social come divulvatrice. Ostetrica laureata, divulgatrice e professionista del settore che ha fatto lezioni di educazione sessuale in terza media, Violeta ha anche scritto un libro sull’educazione sessuale (“Senza tabù”). Sui social è estremamente attiva e parla di moltissime tematiche legate alla sessualità con un occhio di riguardo a quelle che stanno più a cuore ai giovani come la prevenzione di malattie e gravidanze indesiderate, le questioni di genere e orientamento sessuale o – ancora – del piacere. Proprio per queste ragioni i ragazzi del Liceo G. Peano di Marsico Nuovo in provincia di Potenza le hanno chiesto di partecipare a un’assemblea di istituto da remoto. Ottenuta la disponibilità della Benini, però, si sono trovati con l’autorizzazione negata. Secondo quanto scrive la Rete degli Studenti Medi Basilicata nel comunicato stampa in cui parla di censura a scuola la divulgatrice è stata definita «immorale e non idonea a parlare in una scuola superiore».

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La rabbia dei ragazzi per la «censura a scuola»

Così la divulvatrice ha definito l’epilogo di questa vicenda pubblicando la mail che i ragazzi le hanno mandato e aprendo il dibattito su Instagram. Ragazzi molto arrabbiati che non hanno esitato a definire la mancata autorizzazione a ospitare Violeta come frutto di «un’anima reazionaria e bigotta, fortemente attaccata a dei valori ormai superati dalla storia». Un’educazione che, per farla breve, non rispetterebbe la volontà dei giovani e non permetterebbe loro di approfondire le tematiche che stanno loro a cuore.

Ne abbiamo parlato direttamente con Violeta: «Da quello che mi hanno detto i ragazzi – in molti mi hanno chiesto scusa e sembrano aver edulcorato quanto detto dai docenti – la scuola avrebbe fatto intendere che io sia immorale perché parlo anche di sex toys. Se hanno fatto un minimo di ricerca sulla mia comunicazione potrebbe essere per questo, che la vedano così, considerato anche che i ragazzi mi hanno detto detto di aver avuto un po’ di difficoltà anche rispetto ad altre proposte fatte negli anni scorsi su queste tematiche».

Chi è Violeta Benini divulvatrice

 

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Violeta non è stata contattata in alcun modo dalla direzione scolastica del liceo, solo dai ragazzi che le hanno fatto sapere il verdetto: «Mi è arrivata solo la mail dei ragazzi, quella che ho pubblicato su Instagram. Avrei partecipato gratuitamente e di persona molto volentieri se non ci fosse stato il coronavirus. Mi hanno chiamato proprio loro, non li ho cercati io e per questo è stato ancora più bello». I contenuti che pubblica Violeta hanno scopo istruttivo, al di là delle «censure su Instagram che non sono mai mancate, dai noti capezzoli femminili ai ban per dettagli di un imene e senza risparmiare nemmeno fotografie relative a dettagli dei corpi maschili». Anche quando ha scelto di partecipare a un’intervista nuda – nella quale non si vede nulla – l’intento era quello di «mettermi a nudo come fanno le mie pazienti, fisicamente ma anche emotivamente».

«I ragazzi meritano una spiegazione vera»

«Mi è capitato di essere segnalata da terzi al mio collegio per una serie di contenuti relativi a sex toys che ho pubblicato su Instagram ma il mio Collegio ha stabilito che non c’erano state violazioni del codice deontologico», afferma Violeta cercando di capire perché i docenti possano averla ritenuta non idonea a parlare di tematiche per le quali, sulla carta, è qualificata. Su cosa dire ai professori e alla direzione scolastica che non l’hanno autorizzata Violeta non ha dubbi: «I ragazzi meritano una spiegazione vera e più esaustiva del perché non sarei idonea. Sulla carta, pur non avendo specifici corsi di educazione sessuale alle spalle, sono idonea. Bisognerebbe dare a questi ragazzi una motivazione idonea perché così, oltre a levar loro una possibilità, è stata detta una bugia. Vai a dire che non sono idonea quando sulla carta sono idonea, quindi che messaggio arriva a questi ragazzi? Che nessuno si può occupare di educazione sessuale? Che tipo di formazione serve? Se è per quello che pubblico sui social la verità è che sto estremamente attenta anche per questioni lavorative. Di qualsiasi cosa parli cito sempre le pubblicazioni scientifiche».

«Credo che l’autorizzazione non sia arrivata – conclude Violeta – perché probabilmente per loro i temi che pubblico sono anche troppo. Parlo di tutto: di generi, di orientamenti sessuali, di diverse pratiche sessuali sdoganando dei tabù. Mi domando: sono davvero andati a guardarsi tutto? Non lo so. Vorrei sapere se si sono informati o no, cosa hanno visto e cosa non hanno visto».

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