Si è suicidato il vigile insultato sui social per aver parcheggiato l’auto in un posto per disabili

05/02/2020 di Enzo Boldi

Gli insulti social, la gogna mediatica e le scuse che sembrano non esser bastate. Per questi motivi Gian Marco Lorito, il vigile Palazzolo sull’Oglio (in provincia di Brescia) che era stato accusato e offeso per aver parcheggiato la propria auto in un posto riservato ai disabili, non ha retto alle pressioni e a tutto quello che gli è piovuto addosso da quel 25 gennaio scorso. Lui, figlio di carabiniere e agente della Polizia Locale, ha deciso di togliersi la vita con la sua pistola di ordinanza. A dare la notizia della sua morte è stata la sua ex compagna.

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La foto della sua automobile di ordinanza era stata immortalata all’esterno dell’Università di Bergamo. La vettura era stata parcheggiata in un posto riservato ai disabili e sui social la denuncia era arrivata con lo scatto immortalato dal presidente dell’Anmic bergamasco, Giovanni Manzoni. Quell’immagine aveva fatto il giro dei social, riempiendo il vigile Palazzolo sull’Oglio (in provincia di Brescia) di insulti e improperi. Lui non si era giustificato, aveva semplicemente chiesto scusa e aveva donato un contributo all’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili.

Il vigile Palazzolo che si è tolto la vita

Sui social, però, la gogna contro di lui non si è arrestata e, all’alba, ha preso la sua pistola di ordinanza e si è sparato un colpo alla testa. Troppe le vessazioni subite e l’uomo, probabilmente, non ha saputo reggere tutto quel fango che gli è piovuto addosso da quel giorno di fine gennaio. Aveva 43 anni, era di origini siciliane e lavorava da tempo nel Bresciano come agente della polizia locale.

Le sue scuse prima del gesto

E proprio all’interno di quell’automobile ha deciso di farla finita. Aveva chiesto scusa con queste parole: «Non ho parole per esprimere il mio rammarico. Voglio precisare che non era mia intenzione, ma purtroppo mi sono confuso con la segnaletica, anche se ciò non mi giustifica. A seguito di quanto successo voglia accettare un contributo di cento euro per l’associazione da lei presieduta, oltre alle mie scuse, e continui a credere nelle istituzioni e nel nostro lavoro».

(foto di copertina: da Facebook)

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