La mezza vittoria di X nella causa per violazione del copyright musicale

Tuttavia, sul punto principale della denuncia presentata da importanti case discografiche, X ha avuto ragione: non è responsabile in toto della musica che i suoi utenti caricano sulla piattaforma

06/03/2024 di Gianmichele Laino

Se volessimo dare una certa solennità a questa decisione della giudice Aleta Trauger del tribunale del Tennessee, dovremmo parlare del trionfo del modello dei social network degli anni Dieci del Duemila contro il modello degli anni Venti, ovvero quello che le principali piattaforme stanno seguendo al giorno d’oggi. In realtà, la questione riguarda X, l’ex Twitter, e il copyright musicale: 17 case discografiche, infatti, avevano fatto causa al social network di Elon Musk, accusato di non aver fatto assolutamente nulla per tutelare i brani che venivano pubblicati dagli utenti e che, quindi, venivano riprodotti senza autorizzazione su X.

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Twitter e copyright, perché il social di Musk ha ottenuto una vittoria in tribunale

«Twitter – si leggeva nel documento legale – alimenta la sua attività con innumerevoli copie contraffatte di “composizioni musicali, che violano i diritti esclusivi degli editori“, ai sensi della legge sul copyright. Mentre numerose piattaforme concorrenti di Twitter riconoscono la necessità di licenze e accordi adeguati per l’uso “di composizioni musicali sulle loro piattaforme”, Twitter no e – al contrario – genera una massiccia violazione del copyright che danneggia i creatori di musica». Ovviamente, tra i querelanti c’erano le principali case discografiche americane, tra cui Sony, Warner e Universal Music. La causa era stata intentata sulla scia dei precedenti tra queste case discografiche e le piattaforme social, che hanno più volte alzato la voce per rivedere gli accordi di collaborazione e permettere, di conseguenza, agli utenti di utilizzare tracce audio coperte da diritto d’autore. Twitter/X non fa parte, tuttavia, delle piattaforme che permettono agli utenti di scegliere dei brani musicali e, da questo punto di vista, funziona un po’ come Facebook vecchia scuola, quando era impossibile caricare sulla piattaforma dei video nativi.

Proprio su questo aspetto ha insistito la giudice Trauger nel suo verdetto di archiviazione nei confronti del social network di Elon Musk: X non è responsabile di una violazione diretta del copyright perché il social network offre semplicemente una piattaforma a coloro che pubblicano dei contenuti multimediali con dei brani in violazione del copyright; ma non è nemmeno responsabile di violazione indiretta, dal momento che non ha la possibilità di intervenire preventivamente – attraverso un controllo capillare – su tutte le pubblicazioni dei suoi utenti.

L’unica responsabilità che si può ascrivere a Twitter/X è quella di non aver effettuato una moderazione efficace nei casi più conclamati: ovvero quelli riguardanti gli utenti verificati (che pagano un abbonamento a Twitter, che sono un sottoinsieme degli utenti totali della piattaforma, che godono di servizi e tutele aggiuntive e che, pertanto, dovrebbero essere maggiormente monitorati dal social network) e quelli riguardanti i violatori seriali del copyright. Sostanzialmente, la giudice afferma che Twitter/X può intervenire su violazione del copyright solo in seguito a segnalazione e che soltanto a quel punto diventa responsabile della presenza o della rimozione del contenuto musicale sulla piattaforma. Una vittoria per Elon Musk, un bicchiere mezzo pieno: il proprietario di Twitter/X, infatti, aveva abbandonato il tavolo con gli editori musicali perché si era rifiutato di trovare un accordo preventivo sulla distribuzione musicale sul proprio social network. Ora, un tribunale del Tennessee ha dato ragione a questa interpretazione del problema.

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