Meta pagherà un risarcimento 90 milioni di dollari per il tracciamento degli utenti disconnessi

La causa stava andando avanti da almeno dieci anni e Meta ha pensato che accettare di pagare un risarcimento fosse il modo migliore per chiuderla qui

16/02/2022 di Redazione

Un risarcimento danni che, a buon diritto, fa entrare Meta nella top 10 delle aziende che hanno versato somme maggiori per quanto riguarda il trattamento irregolare dei dati personali e della privacy degli utenti. Negli Stati Uniti, infatti, l’azienda di Menlo Park ha deciso di mettere sul piatto ben 90 milioni di dollari per risolvere una controversia sul tracciamento degli utenti di Facebook e sulla loro profilazione anche da disconnessi alla piattaforma. La questione legale si stava trascinando da ben 10 anni, dal momento che la prima iniziativa ufficiale di denuncia risaliva al 2012, per fatti che si erano consumati negli anni 2010 e 2011.

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Tracciamento utenti Facebook irregolare, il risarcimento patteggiato da Meta

Dal momento che la causa si era arenata in un primo momento nel 2017, quando un giudice federale aveva bocciato il ricorso delle persone colpite da questo tracciamento e da questa profilazione poiché questi ultimi non avrebbero dimostrato di aver subito un sufficiente danno economico da questa pratica della piattaforma, il caso era stato ripreso nel 2020. L’intenzione di Facebook era quella di portare la questione fino alla Corte Suprema, ma – successivamente – ha cambiato strategia, decidendo di venire incontro alle esigenze dei querelanti e pagando la cifra significativa di 90 milioni di dollari. Questa cifra, ora, verrà divisa tra tutte le persone che, originariamente, avevano presentato ricorso.

La questione aperta e la risposta dell’azienda

Facebook aveva stabilito, nelle sue linee guida, che la profilazione degli utenti si sarebbe interrotta nel momento in cui questi ultimi si fossero disconnessi dalla piattaforma. La causa originaria, quella intentata nel 2012, sosteneva invece che, tra aprile 2010 e settembre 2011, il social network avesse violato le leggi sulla privacy e sulle intercettazioni utilizzando plug-in per memorizzare i cookie che tracciano le visite degli utenti a siti web di terze parti, attraverso il pulsante “mi piace”.

Facebook non ritiene di aver violato la legge e, attraverso alcune dichiarazioni a testate internazionali, ha commentato l’accaduto specificando che il risarcimento da 90 milioni di dollari rappresenti «il migliore interesse della nostra comunità e dei nostri azionisti». 

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