Per il tribunale di Venezia è illegittima la chiusura, da parte di Facebook, di un profilo per un post negazionista

Il caso si è verificato per un utente di Campognara: le motivazioni della sentenza e gli effetti di quanto accaduto

16/02/2022 di Gianmichele Laino

Un caso che potrebbe aprire un fronte abbastanza importante nelle regole della moderazione dei contenuti da parte di Facebook. A Campognara, in provincia di Venezia, un utente – secondo quanto riportato dal Gazzettino – si era visto bloccare il profilo dal social network di proprietà di Meta per aver pubblicato dei contenuti complottisti che sminuivano la portata della pandemia. In seguito a quell’evento, l’utente aveva creato un secondo profilo che – in base alla sua opinione – era necessario per continuare a gestire alcune pagine aziendali di amici (che l’utente stesso curava in maniera del tutto gratuita, a titolo di favore personale). Tuttavia, Facebook aveva avviato alcune indagini interne legate alla moderazione dei contenuti e aveva stabilito che la diffusione di notizie false sul Covid-19 e la reiterata presenza dell’uomo sul social network nonostante l’azione di blocco potessero considerarsi in violazione delle policies che regolano il funzionamento del social network. L’uomo si è rivolto al tribunale che ha dichiarato illegittima la decisione di Facebook.

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Illegittimo ban di Facebook secondo il tribunale di Venezia

I giudici del collegio di Venezia, Silvia Barison, Silvia Franzoso e Carlo Azzolini, hanno affermato – nella loro decisione – che la chiusura di un profilo da parte di Facebook sarebbe illegittima in quanto «non giustificata dal piano contrattuale e lesiva di interessi fondamentali quali quello alla vita privata e familiare e alla manifestazione del proprio pensiero». Secondo l’avvocato Emanuele Compagno, che ha seguito l’utente a cui era stato chiuso il profilo da Facebook, la pubblicazione di un unico post di quel tenore (relativo, cioè, a minimizzare gli effetti della pandemia da Covid-19) non poteva finire con la chiusura del profilo (e la relativa cancellazione dello storico – compresi video e foto – dell’utente), ma al massimo con la cancellazione di quel contenuto o con una sospensione. Facebook blocca i profili quando questi ultimi si rendono protagonisti di attività illecite o quando questi risultino falsi. Le due fattispecie non sarebbero state riscontrate nel caso dell’utente difeso dall’avvocato Compagno.

Il tribunale, dunque, ha chiesto a Facebook di riattivare immediatamente il profilo dell’utente in questione, con una penale pari a 100 euro al giorno per ogni giorno di ritardo rispetto all’esecuzione della sentenza.

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