Torino, la sentenza della Corte d’Appello stabilisce un nesso tra uso del cellulare e tumori

Tutto nasce dalla denuncia presentata da un dipendente che puntava il dito contro la società per cui lavorava accusandola di essere in parte responsabile della formazione di un tumore all’orecchio: l’uomo infatti avrebbe utilizzato il telefonino più di tre ore al giorno per diversi anni per completare incarichi lavorativi. E la Corte d’Appello di Torino gli ha dato ragione: il nesso tra l’utilizzo e la malattia infatti sarebbe «più probabile che non». Una sentenza che però sembra andare un po’ contro quella emessa dall’Istituto di Sanità nei mesi scorsi.

Torino, la sentenza della Corte d’Appello stabilisce un nesso tra uso del cellulare e tumori

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Questa estate L’istituto di Sanità aveva pubblicato dei dati di studi scientifici raccolti tra il 1999 e il 2017 per sfatare il mito che utilizzare troppo il telefonino favorisce l’insorgere dei tumori. La Corte d’Appello di Torino però non sembra concordare pienamente, almeno per quanto riguarda il caso specifico di Roberto Romeo, 57enne dipendente di una grande società che si è visto diagnosticato un tumore. Una malattia che sarebbe collegata al fatto di aver utilizzato per 15 anni il cellulare per effettuare chiamate di lavoro per più di tre ore al giorno. Questo uso scorretto del cellulare avrebbe causato l’insorgere del tumore, che seppur benigno era comunque invalidante, stando a quanto stabilito dal giudice del Tribunale del lavoro di Ivrea. Tanto che l’Inail era stata condannata a corrispondere a Romeo una rendita vitalizia da malattia professionale. Sentenza confermata anche dalla Corte d’appello di Torino che, dopo aver fatto riesaminare il materiale scientifico e probatorio dai due nuovi consulenti Carolina Marino e Angelo D’Errico, ha stabilito, stando a quanto dichiarato dai legali  Renato Ambrosio e Stefano Bertone, che «esiste una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo i criteri probabilistici ‘più probabile che non’».

 

(Credits immagine di copertina: Photo by Jim Reardan on Unsplash)

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