Gli immigrati mantengono le pensioni. Boeri fa arrabbiare Salvini

04/07/2018 di Redazione

Tito Boeri vs. Matteo Salvini. La relazione annuale dell’Inps non è piaciuta al ministro degli Interni. Perché, cifre alla mano, la relazione annuale Inps fornisce una tremenda verità:  il sistema pensionistico non tiene senza l’aiuto dei contributi degli immigrati.

Per il 2017 sono state erogate quasi 15,5 milioni di pensioni, con una media di 1.513 euro lorde a persona. Ma ci sono oltre 5 milioni e mezzo di italiani che recepiscono una pensione sotto i mille euro.  I migranti mantengono il nostro sistema pensionistico mentre 2,5 milioni di lavoratori ha un salario sotto gli 8,50 euro l’ora. Sui migranti la risposta di Salvini è stata immediata.

«La mia risposta è nei dati e nei documenti che sono stati presentati oggi. Queste sono le verità che bisogna dire all’Italia. Non c’è nessun modo di intimidire i dati, i dati parlano da soli». Ha detto il Presidente dell’Inps replicando al titolare del Viminale.

La spesa pensionistica cresce. Gli over 70 hanno assorbito nel 2016 il 56% della spesa pensionistica complessiva.

“Le previsioni sulla spesa indicano che anche innalzando l’età del ritiro, ipotizzando aumenti del tasso di attività delle donne che oggi tendono ad avere tassi di partecipazione al mercato del lavoro più bassi, incrementi plausibili e non scontati della produttività, per mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro paese”

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Ecco perché «eventuali politiche di recupero della bassa natalità italiana o dei tassi di occupazione femminili e maschili potranno correggere gli squilibri demografici nel lungo periodo, ma non potranno da sole arginare la riduzione delle classi di popolazione in età lavorativa prevista per il prossimo ventennio».

Non solo. Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni. Insomma abbiamo problemi, seri, di percezione del reale.

Si complimenta però con il lavoro di Di Maio. Nel decreto dignità, secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri, «ci sono aspetti positivi». «Avevo già sottolineato come il decreto Poletti fosse in contraddizione con il contratto a tutele crescenti. Quel contratto a tempo determinato – spiega Boeri – era tale da scoraggiare le imprese ad assumere a tempo indeterminato». «Quello che fa il decreto dignità nel ridurre la durata massima di questi contratti e alzare gli oneri – osserva – mi sembra giusto. Ciò di cui sono meno convinto è l’idea di irrigidire anche i contratti a tempo indeterminato».

(foto ANSA/ETTORE FERRARI)

 

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