L’ipotesi di Tim: chiedere uno sconto a Dazn sul contributo per i diritti tv della Serie A

Stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore - sempre molto informato sul fronte dell'OTT - sarebbe questa la strada per compensare una operazione che non è andata come previsto

08/12/2021 di Redazione

Nelle ultime settimane, il Sole 24 Ore ha dimostrato di essere molto informato rispetto a quello che si muove dietro le quinte in casa Dazn (e – ovviamente – in casa Tim, visti anche i recenti sviluppi relativi alla governance aziendale). Dal momento che Tim e Dazn sono partner dell’operazione che ha visto l’OTT aggiudicarsi i diritti di trasmissione del campionato di Serie A in esclusiva per 840 milioni di euro, ecco che l’incrocio di informazioni può portare a una visione ancora più tridimensionale dei termini dell’accordo. Stando a quanto riportato dalla testata finanziaria, infatti, ci sarebbe un aspetto da prendere fortemente in considerazione: Tim, che ha partecipato all’operazione di acquisizione dei diritti televisivi del campionato di calcio attraverso una quota di 340 milioni a stagione per il triennio in questione, non ritiene che l’investimento abbia portato i frutti desiderati.

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Tim e Dazn, il tentativo di rivedere l’accordo

Tim vision, la piattaforma della telco, ha sicuramente avuto un beneficio dal punto di vista del numero degli abbonati in seguito alla trasmissione della Serie A. Ma le attese erano molto più alte. L’azienda di telecomunicazioni ravvede in due cause principali il motivo di questo ridimensionamento dei numeri: innanzitutto i problemi tecnici che hanno colpito la trasmissione in diretta della Serie A su Dazn nelle primissime giornate di campionato (problemi che, ormai, sembrano essere stati risolti); in secondo luogo, invece, il meccanismo della concurrency, ovvero la condivisione dell’abbonamento da due dispositivi diversi (anche in aree geografiche distinte e non soltanto all’interno dello stesso indirizzo IP).

Se dal primo punto di vista Dazn ha dimostrato di saper dare garanzie, dall’altro punto di vista ha invece fatto retromarcia su una decisione – di cui si era parlato proprio sul Sole 24 Ore – di bloccare la visione da due dispositivi già a partire da questa stagione, ritenendo che l’impatto di questo meccanismo sugli abbonamenti andava a far perdere un buon 20% di abbonamenti in più rispetto alla quota attualmente raggiunta di 1,9 milioni di utenti paganti. 

Per questo motivo, dunque, Tim richiede una revisione dell’accordo, seguendo due direttrici. Quella della conciliazione rappresenta sicuramente un modo per chiudere la querelle: la telco potrebbe ottenere uno sconto di 60-80 milioni di euro all’anno rispetto alla sua quota iniziale nell’accordo per i diritti televisivi. Nel caso in cui, però, dovesse esserci un muro, una risoluzione pacifica potrebbe allontanarsi, ingarbugliando ancor di più la situazione con le conseguenti azioni legali. La rivoluzione dello streaming nel calcio dovrà, insomma, far fronte anche a questo ennesimo ostacolo: una sorta di presa di coscienza interna tra i due partner principali coinvolti sulla convenienza dell’operazione.

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