Perché l’arrivo di Threads in Europa era stato “bloccato”

Nel giorno del lancio in molti Paesi, era stata la stessa Meta a prendere tempo per l'arrivo nel vecchio continente. Sono evidenti, nella versione app, molti aspetti che collidono con il GDPR e (di conseguenza) con il Digital Market Act

15/08/2023 di Enzo Boldi

Lo scorso 5 luglio, dopo aver lavorato per mesi sul progetto dal nome in codice Barcelona, Meta ha lanciato il suo nuovo prodotto social: Threads. Si tratta di un’applicazione mobile – collegata, ma indipendente, a Instagram – che ricalca molte delle funzionalità delle recenti versioni di Twitter. E mentre buona parte del resto del Mondo si è trovato alle prese con questa novità (con uno slancio iniziale fortissimo in termini di utilizzo, ma che poi è andato velocemente a scemare), l’Europa è rimasta a guardare. Perché l’azienda di Menlo Park, conscia dei paletti dei Regolamenti UE, aveva rimandato l’approdo in seguito a ulteriori valutazioni. E anche il Garante irlandese per la protezione dei dati personali aveva messo in evidenza moltissime criticità nel prodotto.

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Di fatto, però, il DPC irlandese non ha mai emesso alcun provvedimento ufficiale nei confronti di Threads, se non limitandosi a porre l’accento su molte evidenti possibili violazioni del GDPR. Perché quanto contenuto all’interno della privacy policy dell’applicazione (in questo caso facciamo riferimento a quella pubblicata sull’App Store di Apple per i dispositivi iOS, ma è la stessa anche sul Play Store per Android) è evidentemente contrario a molti dei paletti imposti dal Regolamento Europeo sulla protezione dei dati personali.

Una lunga serie di dati (dalle informazioni di contatto ai contenuti utente, passando per le informazioni finanziarie, la localizzazione e altre informazioni sensibili) che, stando al regolamento UE, non possono essere trattati in Europa.

Threads era stato bloccato in Europa, per quale motivo?

Come detto, però, non c’è stato un vero e proprio provvedimento da parte del Garante Privacy Irlandese (che ha competenza sugli “affari” di Meta perché l’azienda americana ha scelto Dublino come propria sede legale in Europa). Un portavoce del DPC, infatti, aveva spiegato che la Commissione era stata avvisata del progetto che Meta avrebbe lanciato di lì a poco, sottolineando come si sarebbe lavorato per rendere l’applicazione compatibile con le regole del mercato europeo. Quindi, è sbagliato parlare di blocco da parte del Garante, mentre è più corretto parlare di decisione di Meta al fine di evitare sanzioni e successivi blocchi dopo il lancio. Adesso che, secondo la notifica che molti utenti italiani hanno ricevuto su Instagram, Threads sembra esser pronta per arrivare anche nel nostro Paese e nel Vecchio Continente, occorre evidenziare come sarà difficile che tutto ciò avvenga in versione “app” (almeno per il momento). Ad arrivare potrebbe essere una versione desktop.

La controversia privacy policy

Il «prossimo futuro» indicato da Meta come termine per adeguare il nuovo prodotto alle leggi europee (non solo GDPR, ma anche Digital Market Act e Digital Service Act), sembra essere quasi arrivato, con una soluzione “creativa”. Almeno per il momento. La soluzione “da desktop”, infatti, dovrebbe esser quella in grado di aggirare la privacy policy dell’app. Perché all’interno dei dettagli forniti da Menlo Park, seguendo quella linea di termini di servizio, si sarebbero configurate moltissime violazioni:

  • Raccolta di dati personali degli utenti (posizione, cronologia di navigazione e delle ricerche, informazioni finanziarie, etc…) non strettamente necessari;
  • Utilizzo dei suddetti dati per la targhettizzazione pubblicitaria;
  • Assenza di trasparenza sulla raccolta e l’utilizzo dei dati;
  • Mancanza di consenso esplicito degli utenti per la raccolta e l’utilizzo dei loro dati.

Punti che avrebbero portato a una pesante sanzione qualora Threads fosse sbarcata in Europa. Il Regolamento, infatti, prevede sanzioni fino a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato globale dell’azienda.

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