Non solo TikTok: anche Instagram e Facebook sotto indagine della Commissione UE

Nei giorni scorsi era toccato a TikTok, mettendo in evidenza la difficoltà di uscire dall'applicazione. Adesso l'indagine della Commissione UE riguarda anche i social di Meta e l'effetto dipendenza che potrebbero generare nei minori

17/05/2024 di Gianmichele Laino

Nessuno escluso. La Commissione Europea, dopo aver analizzato la possibile dipendenza dei minori da una piattaforma come TikTok (soprattutto in seguito all’annunciato lancio di una versione dell’applicazione che “premiava” gli utenti per il tempo trascorso in app), ha messo nel mirino anche i social network di Meta per un motivo simile, basato sempre sui presupposti del Digital Services Act, da poco entrato in vigore e nell’operatività effettiva negli stati membri dell’Unione Europea. L’ulteriore indagine della Commissione Europea è ancora una volta una prova di quanto – in effetti – possano avere poco senso (o possano lasciare il tempo che trovano) quelle iniziative promozionali che vengono lanciate dai board delle varie aziende di Big Tech per incentivare la battaglia contro i rischi per la salute mentale e per la dipendenza da schermo. La Commissione, infatti, quando apre queste indagini, ravvisa dei problemi a livello strutturale delle varie piattaforme che, così concepite, potrebbero generare delle vere e proprie dipendenze, soprattutto negli utenti più giovani.

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Indagine UE su Meta, le indicazioni della Commissione

Come spesso accade quando ci sono delle indagini su Big Tech, i commissari europei rilasciano roboanti dichiarazioni per far comprendere ai cittadini dell’Unione il loro operato. Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, ha spiegato su quali preoccupazioni si basano i presupposti dell’indagine UE su Meta: «Temiamo – ha detto – che Facebook e Instagram possano stimolare la dipendenza comportamentale e che i metodi di verifica dell’età messi in atto da Meta sui loro servizi non siano adeguati e che ora proseguiranno un’indagine approfondita. Vogliamo proteggere la salute mentale e fisica dei giovani». Dunque, non c’è soltanto l’effetto “rabbit hole” a preoccupare i commissari, ma anche la mancata aderenza delle piattaforme social di Meta a quei principi inseriti nel Digital Services Act che chiedono alle grandi aziende del digitale strumenti certi per la verifica dell’età degli utenti (spesso il limite di 13 anni viene aggirato agevolmente, visto che il fatto di proseguire o meno su una piattaforma si basa su una sorta di autocertificazione dell’età).

Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, ha spiegato in cosa consiste l’indagine formale che la Commissione UE sta eseguendo nei confronti delle piattaforme social di Meta: «È partita una indagine ufficiale – ha spiegato – perché non siamo convinti che Meta abbia fatto abbastanza per rispettare gli obblighi della legge sui servizi digitali al fine di attenuare i rischi di effetti negativi per la salute fisica e mentale dei giovani europei sulle sue piattaforme Facebook e Instagram». Nel mirino, oltre alla difficoltà di uscire dalle piattaforme e ai sistemi di verifica dell’età, anche i sistemi di raccomandazione del contenuto che i due social network stanno utilizzando per rendere più appetibile e personalizzata l’esperienza di navigazione sulle applicazioni.

Non è – tra l’altro – l’unica indagine formale della commissione europea alla quale Meta è stato sottoposto di recente. La società di Mark Zuckerberg, infatti, è stata raggiunta anche da un approfondimento – sempre a cura della commissione UE e sempre per una presunta violazione dei termini inseriti nel Digital Services Act – relativo alla distribuzione dei contenuti politici all’interno dei propri social network. Il sospetto dei commissari, a questo proposito, riguardava il fatto che Meta non si fosse dotato di un sicuro strumento di monitoraggio per la distribuzione dei contenuti politici in vista delle prossime elezioni europee di inizio giugno. Pubblicità ingannevole e disinformazione, ma anche la policy di Meta di penalizzare i contenuti politici non sponsorizzati sono al centro di quest’altra indagine della commissione sui social network di Mark Zuckerberg.

Insomma, l’entrata in vigore del Digital Services Act e le varie restrizioni che sono previste al suo interno stanno causando non pochi problemi alle aziende di Big Tech che operano nel campo del social networking. Bisognerà comprendere, ora, come Meta intenderà reagire.

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