Nell’anno delle “grandi elezioni”, Meta decide di limitare i post dai contenuti politici

Una scelta che è stata già comunicata a febbraio 2024, ma che in questi giorni sta diventando palese anche in Italia, con l'approssimarsi delle elezioni europee. Chi trae vantaggio? Chi investe più soldi nelle campagne su Meta

13/05/2024 di Gianmichele Laino

C’è un problema di informazione politica nel mondo? Sicuramente sì. Cosa fa uno dei principali operatori, ormai, dell’informazione (anche) a livello politico per contrastare il problema? Mette a tacere le stesse informazioni politiche. È il paradosso di Meta, diventato – nel tempo – vero e proprio mass media (da piattaforma che, inizialmente, serviva solo a mettere in contatto le persone) e convinto, ora, di potersi smarcare così da questo ruolo che ha assunto nel corso degli anni. In vista del 2024, che è un anno elettorale a livello globale, nel corso del quale oltre il 50% della popolazione mondiale si recherà alle urne, Meta ha deciso di limitare la distribuzione dei contenuti politici.

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Contenuti politici su Meta, la scelta dell’azienda di Mark Zuckerberg

Questa scelta risale già al mese di febbraio 2024, quando è stata comunicata per la prima volta e quando è stata estesa non soltanto a Facebook, ma anche a Instagram e a Threads. Tuttavia, in questi giorni si sta facendo notare anche in Italia, con l’approssimarsi della campagna elettorale in vista delle elezioni europee 2024 e per le numerose elezioni locali che si svolgeranno in concomitanza con quelle comunitarie. In pratica, i contenuti che abbiano al proprio interno degli accenti politici (le leggi, le elezioni in sé o argomenti di natura sociale) verranno di default limitati dall’algoritmo di Meta. Sarà l’utente che, eventualmente, potrà sbloccare questa funzionalità ed essere quindi raggiunto (in seguito a questa sua azione proattiva) dal contenuto politico.

Ovviamente, questa cosa non vale per le persone o per le pagine che sono già seguite dall’utente. Recentemente, però, l’algoritmo di Meta ha dato ampio spazio ai cosiddetti contenuti “suggeriti”, quelli che si ritiene possano interessare all’utente, anche se non ha ancora avuto modo di interagire con essi. È il frutto, ovviamente, di meccanismi come quelli dei suggerimenti dei reels (desunti, a loro volta, dai Per Te di TikTok) e della sempre maggiore importanza del video (e dello scrolling rispetto ai contenuti video) che caratterizza ormai l’attività prevalente dell’utente, soprattutto su Instagram, a discapito della consultazione del proprio feed statico.

Dunque, se l’utente non segue la pagina di un giornale, di un opinionista politico, di un politico stesso, sarà difficilissimo – se non sbloccherà la funzionalità nelle opzioni della piattaforma – essere raggiunto dai loro contenuti. Con grave danno rispetto alla formazione della propria coscienza critica in vista delle elezioni. Esulano, infatti, da questa regola i contenuti sponsorizzati o quelli di account seguiti. Va da sé che chi ha già un vasto seguito, una vasta community o chi ha a disposizione ingenti somme di denaro per sponsorizzare i propri contenuti sulle piattaforme made in Meta avrà un potere pervasivo molto più vasto di chi, magari, ha delle community ancora in costruzione (si vedano i nuovi movimenti politici, ad esempio) o non ha grandi disponibilità di denaro per la propria campagna elettorale.

Insomma, con la scusa di voler polarizzare sempre meno il dibattito (con tutte le conseguenze del caso), Meta favorirà ancor di più le oligarchie, i grandi gruppi organizzati, gli influencer politici. Con grave danno per la ricchezza del dibattito pubblico, in vista delle elezioni.

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