Come si configura l’effetto “rabbit hole” su Instagram
Tra le accuse mosse dall'indagine della Commissione Europea sui social di Meta c'è anche quella già contestata a TikTok
17/05/2024 di Enzo Boldi
Il Digital Service Act colpisce ancora, almeno a livello di apertura di indagini nei confronti delle grandi piattaforme. Dopo quanto accaduto a fine febbraio a TikTok, la Commissione europea ha annunciato di aver avviato un procedimento formale (un’investigazione) nei confronti dei social di Meta. Si parla della tutela della salute mentale degli utenti, con particolare riferimento a quella dei minori. E come successo a quel che era il social dei video brevi (e verticali), oggi il faro è puntato sull’ormai noto effetto “Rabbit Hole” per quel che riguarda Instagram e Facebook.
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Ovviamente, visto che i più giovani preferiscono Instagram a Facebook, l’obiettivo principale è capire se questo effetto della “tana del coniglio” sia alimentato più sul primo che sul secondo. Ma la dinamica, ovvero il punto focale di questa procedura formale di verifica, è lo stesso che si era già configurato nei confronti di TikTok: i social, per il loro design e per il loro algoritmo, rischiano di creare un senso di alienazione e distaccamento dalla realtà nei giovani?
Rabbit hole Instagram, l’effetto contestato anche a TikTok
Meta è già alle prese con l’indagine – avviata alla fine di aprile – sulla disinformazione elettorale, un altro aspetto al centro delle attenzioni del Digital Service Act. E ora, la verifica sull’effetto “Rabbit hole” Instagram potrebbe ingarbugliare ancor di più una situazione non semplice. Un portavoce della holding di Menlo Park ha immediatamente provato a gettare acqua sul fuoco, sottolineando come le piattaforme social del gruppo si siano impegnate già a introdurre nuovi strumenti e politiche per tutelare la salute mentale dei giovani. Soluzioni che saranno ora inviate all’attenzione della stessa Commissione europea che, dal canto suo, vuole approfondire quel che accade su Instagram e Facebook. E oltre alle perplessità – esattamente come accadde già con TikTok – sulla verifica dell’età degli utenti – l’indagine mira soprattutto a verificare:
«Il rispetto da parte di Meta degli obblighi di legge sui servizi digitali in materia di valutazione e attenuazione dei rischi causati dalla progettazione delle interfacce online di Facebook e Instagram, che possono sfruttare le debolezze e l’inesperienza dei minori e causare comportamenti di dipendenza, e/o rafforzare il cosiddetto effetto “tana del coniglio”. Tale valutazione è necessaria per contrastare i potenziali rischi per l’esercizio del diritto fondamentale al benessere fisico e mentale dei minori e al rispetto dei loro diritti».
A differenza di quanto contestato – in precedenza – a TikTok, in questo caso non si fa riferimento all’algoritmo (ovvero a quello strumento che propone agli utenti i contenuti in base ai loro comportamenti, preferenze e abitudini di navigazione). Una differenza sostanziale tra le due vicende.