L’esigenza di tracciare un confine tra la persona e la digital creator. L’intervista a Teresa Agostini, @littleladyterry

Cosa spinge a bloccare qualcuno sui social? E perché sempre più persone creano i cosiddetti "finsta" o utilizzano la lista degli "Amici più stretti" su Instagram? Le risposte a queste domande riguardano il rapporto tra la sfera privata e la presenza sui social network, dove ci si rivolge a un pubblico con i contenuti che si postano. Si tratta di un rapporto che può diventare molto complesso quando si hanno molti follower

30/01/2023 di Giordana Battisti

Lo studio Hai mai bloccato un parente sui profili social? è il risultato del sondaggio sottoposto da Time2Play a mille persone italiane, la cui età media è 30 anni, che utilizzano Facebook e Instagram. Per costruire l’approfondimento di Giornalettismo di oggi siamo partiti proprio dai risultati di questo sondaggio, che offre la possibilità di riflettere su vari argomenti: uno tra questi è il rapporto tra vita privata e vita pubblica, o meglio vita pubblicata sui social network, che diventa molto più complesso da gestire quando si ottiene, anche grazie alla creazione di contenuti o al lavoro nell’ambito dell’influencer marketing, un seguito rilevante. Per analizzare questo aspetto abbiamo contattato Teresa Agostini, nota su Instagram dai suoi 38.500 seguaci come @littleladyterry e che gestisce un blog omonimo. Sui social Agostini parla solo degli argomenti che preferisce: «arte, cibo, moda, musica» e spaziando da «Kim Kardashian & Kanye West» alla mitologia, come scrive sul suo blog, ma non è stato sempre così.

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Tracciare «la linea di confine tra la persona e la digital creator» non è così immediato. L’esperienza di Teresa Agostini

«Quando sui social ti seguono poche persone non pensi al rapporto tra la vita privata e quella pubblica, al punto che le due cose si quasi confondono. Più si va avanti, più ci si rende conto che quando invece ti seguono tante persone che commentano ogni cosa che fai, magari anche ferendoti, devi tracciare una linea di confine tra la persona che sei e quella che lavora come digital creator» spiega come prima cosa Agostini. Questa considerazione l’ha spinta a utilizzare il suo profilo Instagram solo per pubblicare contenuti che riguardano gli argomenti per cui le persone hanno deciso di seguirla e a evitare di parlare di questioni personali, «sia per tutelare chi mi sta intorno sia per tutelare la mia salute mentale e per avere ancora qualcosa “di soltanto mio”». Secondo Agostini la consapevolezza di parlare a molte persone «si acquisisce gradualmente», proprio perché essendo molto esposti si corre il rischio di commettere degli errori ma, d’altronde, «non ci si rende conto di cosa può accadere finché non accade». A questo proposito, spiega, quando aveva meno seguaci le capitava di parlare anche della sua vita privata, cosa che ora tende a non fare perché è subentrata l’esigenza di tutelare le persone che frequenta dall’esposizione mediatica.

È capitato spesso, dice, che la necessità di pubblicare un contenuto, anche per esigenze lavorative, abbia rappresentato un potenziale problema per la propria vita al di fuori dagli schermi: «Capita soprattutto quando si vuole parlare di argomenti considerati tabù ma, per esempio, si teme che quei contenuti possano essere visti dal proprio capo o dai colleghi. In questi casi bisogna tenere presente che tutto quello che dici, anche se lo dici sui social, ha un impatto sulla vita reale e personale. Mia madre mi ripeteva sempre una citazione di Carlo Levi: “Le parole sono pietre”. Ecco, bisogna fare attenzione perché alcune sono sassolini, altre sono macigni».

Anche prima di iniziare a lavorare come creatrice di contenuti, però, le capitava di avvertire una mancanza di libertà nell’esporsi sui social, spiega. Si tratta in realtà di un fenomeno diffuso, come evidenzia anche lo studio di Time2Play, e che spinge un utente a bloccare le persone perché non vuole che queste vedano alcuni dei contenuti che posta sui social. Qualcosa di simile fa parte anche dell’esperienza di Agostini: «Su Facebook, per esempio, avevo impostato un blocco per fare in modo che i miei genitori potessero vedere solo alcuni dei miei post. Credo che non fosse giusto vedere ogni giorno pensieri molto lontani dalla loro filosofia spiegati dalla propria figlia e credo che potesse essere anche doloroso per loro. Ho dovuto coniugare l’esigenza di mantenere inalterato l’equilibrio della famiglia, evitando discussioni, con quella di condividere alcuni messaggi che affermano i miei valori sui social».

Stringere il cerchio: i finsta e la vita offline

I finsta, i secondi account alternativi a quelli che si utilizzano abitualmente, sono sempre più popolari non solo tra gli appartenenti alla Generazione Z ma anche tra gli influencer: «Io non uso un finsta né la lista degli “Amici più stretti” ma seguo i finsta di alcuni influencer e sono nella loro lista di “Amici più stretti”. Quelli che trovo in questi casi sono contenuti che adoro perché spesso sono l’unico spazio dove i content creator sentono di poter mostrare la propria vita reale ai propri amici». È comprensibile capire cosa spinge un influencer a utilizzare un account alternativo: «Quando un influencer ha milioni di follower, il suo profilo diventa un brand e per questo diventa difficile mostrarsi in modo diverso rispetto a quello che propria community è abituata a vedere. I social sono la fiera del luogo comune: le persone dicono di voler vedere persone e contenuti “veri” ma in realtà non è così perché si aspettano di vedere solo certe cose, non vogliono vedere il “brutto”».

Dopo anni passati a condividere molti aspetti della propria vita, come hanno fatto la maggior parte dei Millennials,  Agostini ha deciso di attuare più o meno nettamente una divisione tra cosa è reale e cosa è social e di «lasciare la Terry “normale” nella vita “normale”, la Terry che invece parla di musica, mitologia, regali e cose che amo sui social». Agostini è stata in Messico durante le vacanze di Natale e in quell’occasione ha deciso, per esempio, di non postare Storie né Reels in cui raccontava il viaggio. Dal punto di vista dei contenuti è stata «un’opportunità persa» ma di cui non si pente: «Ero stanca. Ho passato anni molto duri, in cui la salute nella mia famiglia non ha brillato e dopo il Covid è come se qualcosa fosse cambiato per tutti: bisogna concentrarsi sulle cose per quello che sono, quindi posso concedermi di vivere le cose con le persone che amo in modo sereno, senza pensare ai contenuti per i social, e così loro non devono nemmeno sentirsi in soggezione perché ho un seguito».

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