Se mi posti, ti denuncio: i rapporti tesi tra genitori e figli sui social

In Italia ci sono state diverse cause e processi relative alla pubblicazione di post di "familiari" sulle varie piattaforme

30/01/2023 di Enzo Boldi

I social network hanno modificato anche i “rapporti” familiari. Parenti lontani che, attraverso queste piattaforme, possono sentirsi più vicini e vivere la quotidianità degli altri attraverso le pubblicazioni (di post, foto o video) degli altri. Genitori, zii o cugini che mettono in bella mostra non solo immagini proprie, ma anche quelle di altri consanguinei o affini per riportare alla luce della memoria digitale i tempi andati. Tutto molto belle sulla carta, ma occhio a quello che si posta perché, anche se si è paranti, sono frequenti le cause legali tra familiari per uno o più post pubblicati sui social. E anche l’Italia ha i suoi casi, con denunce – soprattutto da parte dei figli nei confronti dei genitori – e processi che hanno confermato come la tutela del diritto alla privacy di ciascuno di noi sia inalienabile. Anche di fronte a like e cuoricini.

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Lo studio condotto da Time2Play sugli italiani che bloccano i propri parenti su Facebook e Instagram ci ha dato lo spunto per approfondire le storie tese tra parenti. Vicende legate alle piattaforme social e alla condivisione spasmodica e sconsiderata (anche oltre la legge) di contenuti senza consenso. Perché tra le cause legali post social tra familiari, la maggior parte coinvolge figli (spesso minori) e genitori. Questi ultimi “rei” di aver pubblicato immagini relative alla prole, senza autorizzazione da parte della stessa.

Cause legali post social tra familiari, i casi emblematici

Questo fenomeno prende il nome di “Sharenting“, concetto che unisce le parole “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità). Una sintesi perfetta che descrive un comportamento sempre più diffuso (e che va al di là del valore iniziale, quando questa crasi indicava la condivisione di storie per ricevere consigli). Non sono rare, infatti, le persone che continuano a pubblicare sulle proprie pagine social (che sia Instagram o Facebook) le immagini dei propri figli. Negli ultimi anni, dopo le polemiche, va di moda lo strambo utilizzo di una emoticon (quella del volto tondo e giallo con gli occhi a forma di cuore) per celare i dettagli del viso del minore immortalato. Una dinamica paradossale visto che sarebbe più semplice – e logico – non pubblicare quella fotografia.

Al netto della nota sociologica, questo fenomeno ha portato a diverse cause, processi e sentenze. Come quella arrivata nel dicembre del 2017, sancita con un’ordinanza da parte della Sezione I (Civile) del Tribunale di Roma. Si tratta di una vicenda molto dedicata, con l’allora figlio 16enne che ha querelato la madre – che, all’epoca, era in fase di separazione dal marito – per via delle continue pubblicazioni sui social delle sue immagini e del suo nome. Pubblicazioni inerenti proprio la causa di separazione tra i genitori. Il minore vinse la causa, con la donna “costretta” a cancellare tutti i post con i riferimenti all’adolescente (che nel frattempo si era trasferito negli Stati Uniti proprio per “fuggire” alle tensioni all’interno della sua famiglia) e con la “minaccia” di una sanzione pecuniaria da 10mila euro (da versare nei confronti del figlio) qualora proseguisse la pubblicazione di quelle immagini e di quei riferimenti.

Le buone pratiche

E i casi sono molteplici. Nel 2019, il Tribunale di Mantova pubblicò una sorta di decalogo (inviato agli avvocati divorzisti) relativo alle buone pratiche che i genitori in fase di divorzio (o divorziati) dovrebbero applicare in riferimento ai figli. E al punto 4 c’è un riferimento proprio alla condivisione di contenuti sulle piattaforme digitali e di social: «Vietarsi a ciascun genitore di pubblicare le foto dei figli sul profilo Facebook nonché su ogni altro social network, provvedendosi alla immediata rimozione di quelle esistenti». Dunque, le foto dei figli non devono essere condivisi senza autorizzazione. Anche perché la legge parla chiaro: 1) quando si postano contenuti su minori fino ai 14 anni, occorre l’autorizzazione di entrambi i genitori (come sancito dalla sentenza del 6-7 marzo 2019 emessa dalla Sezione Civile del Tribunale di Rieti); 2) quando il minore ha più di 14 anni deve sempre autorizzare la pubblicazione da parte dei parenti/genitori (come indicato nell’articolo 2-quinquies – comma 2 – Codice della privacy); 3) immagini e post con riferimento ai figli devono rispettare la tutela della dignità del minore (in riferimento alla responsabilità genitoriale ).

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