I superdiffusori legati a Trump che hanno alimentato la disinformazione sui brogli

Diffondere notizie inventate e mai confermate anche dopo numerosi controlli fa parte di un'ampia strategia social del team Trump che comprende superdiffusori di fake news

24/11/2020 di Ilaria Roncone

Donald Trump e i suoi hanno provato, tramite una campagna social orchestrata ad arte, a convincere su Facebook e Twitter che il voto postale sia stato truccato e che ci siano stati malfunzionamenti. Nessuna di queste affermazioni ha trovato conferma da parte di giornalisti o di chi ha indagato sulla questione. Con questa tattica il team Trump ha però ottenuto risultati strabilianti: basti pensare che, come segnala Crowdtangle, nell’ultima settimana i venti post Facebook contenenti la parola “elezioni” che hanno ottenuto più engagement sono tutti del presidente Usa uscente. Di questa ampia e complessa campagna social fanno parte i superdiffusori disinformazione sulle elezioni Usa 2020.

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Superdiffusori elezioni Usa 2020: chi sono e cosa fanno

Un articolo del New York Times ha evidenziato l’esistenza di questi superdiffusori fake news e disinformazione sulle elezioni Usa e sui brogli elettorali, tutti legati all’ala destra e a Donald Trump. Sono loro – seppure siano pochi account social – a diffondere un numero sproporzionato di post che hanno un engagement massimo tra gli elettori statunitensi. La tematica centrale di questi post sono i brogli elettorali – mai confermati da fonti autorevoli – che sono riusciti a raggiungere un quantitativo di utenti eccezionale. «Per via dell’algoritmo di Facebook questi superdiffusori sono capaci di innescare un discorso», ha affermato Fadi Quran di Avaaz (organizzazione non-governativa internazionale).

Lo «sforzo intenzionale» dei superdiffusori

La ricerca Avaaz ha evidenziato che esiste uno «sforzo intenzionale da parte dei superdiffusori per ridefinire la narrazione pubblica». Parlando nello specifico di Facebook e dei brogli elezioni Usa 2020 ci sono state 3,5 milioni di interazioni (comprensive di commenti, mi piace e ricondivisioni) per una serie di contenuti veicolati tramite l’hashtag #StoptheSteal ad opera di un piccolo gruppo di superdiffusori tra cui troviamo gli account di Eric Trump (figlio di Donald), Diamond and Silk and Mr. Straka. Guardando ai dati su quattro settimane a partire dalla metà di ottobre si evidenzia come Trump e il suo gruppo di superdiffusori – in tutto venticinque – con i loro post abbiano intercettato il 28,6% delle interazioni degli utenti Facebook sulle frodi elettorali. Quaran ha specificato che «queste persone buttano benzina sul fuoco e alimentano la fiamma essendosi creati abbastanza potere sul social da far sì che il contenuto raggiunga milioni e milioni di americani». Avaaz ha individuato in totale 95,546 post Facebook che parlano di brogli elettorali in Usa che in totale hanno generato 60 milioni di interazioni; di queste 13 milioni sono state generate solamente da 33 post dei superdiffusori.

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