Elezioni Usa, Trump licenzia l’autore del report che negava i brogli

Il presidente uscente ha annunciato la cacciata di Chris Krebs via Twitter, pochi giorni il report CISA che definiva le recenti elezioni "le più sicure nella storia degli Stati Uniti"

18/11/2020 di Redazione

Sono passati pochi giorni dal report CISA sulle elezioni e Donald Trump licenzia Chris Krebs, il responsabile della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, che aveva curato la sicurezza del voto dai cyber attacchi. Un finale atteso dallo stesso Krebs, che prima di rendere pubblico il report avev confidato di essere consapevole che smentire le non comprovate denunce del presidente avrebbe messo a rischio il suo lavoro. Ma anche se in qualche modo attesa la decisione ha scatenato polemiche e reazioni per l’ennesimo repulisti del presidente uscente contro chi, secondo lui, non lo ha difeso o tutelato dalla netta sconfitta contro Biden.

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Trump licenzia Chris Krebs e prosegue la crociata sui “brogli che non ci sono”

La notizia che Trump licenzia Chris Kebs è stata data dallo stesso presidente uscente su Twitter, accusando il direttore della CISA di aver scritto un report inadeguato e che non riportava i presunti brogli che Trump denuncia da settimane, al momento ancora senza una prova.

La notizia che Trump licenzia Chris Krebs non è l’unica “bomba” di un martedì che molti commentatori giudicano l’ennesimo atto pericoloso del presidente uscente che la scorsa settimana aveva “decapitato” i vertici dipartimento della Difesa perché si erano rifiutati di schierare le truppe contro i cittadini che festeggiavano la sconfitta di Trump e si erano opposti al ritiro delle truppe da Afghanistan e Iraq annunciato oggi dalla Casa Bianca, e che molti commentatori e i vertici militari hanno di fatto definito un favore ai talebani. Non solo, oggi i due canvasser repubblicani della Contea di Wayne, in Michigan, si erano rifiutati di convalidare i voti della zona, che comprende anche Detroit, spiegando che pur non essendoci prove di brogli non erano disposti a ratificare il risultato della città e chiedendo alla legislatura dello Stato, a guida repubblicana, di nominare delegati favorevoli a Trump nonostante Biden abbia vinto di quasi 150 mila voti. Tre ore dopo però i due sono tornati sui loro passi dopo che gli abitanti della zona erano scesi in piazza per protestare contro l’abuso, e hanno certificato il risultato elettorale. Un gesto senza conseguenze, visto che sarebbe comunque stato lo Stato a certificare i voti e che lo stesso leader del GOP nello Stato aveva ribadito che il vincitore è Biden e che il GOP del Michigan non si sarebbe intromettesso, ma che fa capire a che punto la spinta eversiva di Trump è arrivata e quanto sarà difficile per l’ex vice di Barack Obama guidare un Paese non solo diviso, ma pronto a mettere da parte la democrazia pur di far vincere la propria parte politica.

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