Anche la Homeland Security smentisce Trump: “Nel 2020 le elezioni più sicure di sempre”
Il rapporto della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency boccia definitivamente le denunce del presidente
13/11/2020 di Redazione
Nuovo passo falso per Donald Trump smentito anche dalla Homeland Security, che ha definito le elezioni del 3 novembre scorso “le più sicure della storia” bocciando definitivamente le accuse di presunti brogli del presidente e dei suoi alleati. Una notizia, quella del ministero dell’Interno Usa, che dovrebbe essere accolta come un importante riconoscimento alla Casa Bianca ma che, secondo gli esperti, farà infuriare il presidente e potrebbe costare il posto a chi ha compilato il rapporto.
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Trump smentito anche dalla sua stessa amministrazione
La notizia del rapporto curato da una commissione speciale della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) crea un vulnus doloroso a Trump smentito anche dalla sua amministrazione sulla questione dei presunti brogli diffusi. Una teoria che finora non ha ancora visto lo staff del presidente capace di mostrare alcuna prova delle accuse, e che dopo 12 sconfitte su 12 finora nei tribunali si arricchisce della certificazione del dipartimento di Homeland Security che quelle appena terminate sono state le elezioni “più sicure della storia americana”.
Election Infrastructure Subsector – SCC/GCC Joint Statement on the 2020 Election. TLDR: America, we have confidence in the security of your vote, you should, too. #Protect2020 https://t.co/nT9ZnHTbSv
— Chris Krebs #Protect2020 (@CISAKrebs) November 13, 2020
Un colpo durissimo per il presidente che ancora non ha riconosciuto la vittoria di Joe Biden e continua a impedire l’inizio del processo di passaggio dei poteri in vista della cerimonia del 20 gennaio prossimo. Nel report infatti i membri dell’Election Infrastructure Government Coordinating Council (GCC) Executive Committee scrivono che “non ci sono prove che nessuno dei sistemi di voto usati sia stato compromesso e abbia cancellato, perso o modificato voti”. Non solo, la commissione sottolinea che i sistemi di voto sono stati resi sicuri dai test pre-voto, dalla certificazione da parte degli Stati delle attrezzature e da quella della U.S. Election Assistance Commission e riconoscendo la possibilità che circolino “informazioni sbagliate” invita gli elettori a informarsi presso gli uffici elettorali, indicandoli come “voci fidate”.
La rabbia di Trump smentito e le conseguenza del comunicato
Il comunicato sulla regolarità delle elezioni oltre a vedere Trump smentito nelle sue accuse, secondo gli esperti, rischia di portare a una nuova serie di licenziamenti dopo quelli che hanno decapitato i vertici civili del Pentagono. Se infatti il direttore della CISA, Christopher Krebs, avrebbe confidato ai propri colleghi e assistenti di attendersi di essere licenziato per aver smentito la disinformazione sul voto promossa in queste settimane dalla Casa Bianca, l’amministrazione Trump avrebbe già chiesto la testa del suo vice, Bryan Ware. Un segnale della rabbia di Trump per la situazione che, progressivamente, sembra vedere anche una lenta ma costante presa di distanza dalle posizioni del presidente da parte di alcuni senatori repubblicani, che avrebbero invitato la Casa Bianca a sbloccare i fondi per la transizione e a far ricevere i report riservati anche al presidente eletto Biden, come da tradizione. E come se non bastasse è arrivato il messaggio del generale Mark Miley, Chairman dei Joint-Chief-of-Staff dell’esercito Usa che ha ricordato come la lealtà dell’esercito sia alla Costituzione e non “a un re o a una persona”.
“We do not take an oath to a king or a queen, a tyrant or a dictator. We do not take an oath to an individual…We take an oath to the Constitution."
– General Mark Milley, chairman of the Joint Chiefs of Staffpic.twitter.com/L5aQskknOz
— Keith Boykin (@keithboykin) November 13, 2020