Il dipartimento di Giustizia Usa apre un’indagine sui brogli alle elezioni

L'Attorney General Bill Barr cede alle pressioni di Trump e nonostante ammetta che non ci sono prove, fa partire un'inchiesta. Un fatto mai successo prima

10/11/2020 di Redazione

Dopo giorni accuse e denunce senza prove, parte l’indagine sui brogli Usa del dipartimento di Giustizia. L’Attorney General Bill Barr ha infatti annunciato di aver dato ordine ai procuratori di aprire un’inchesta su eventuali brogli, nonostante non ci sia alcuna prova della truffa denunciata dal presidente e dai suoi alleati, in realtà già da prima delle elezioni.

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L’indagine sui brogli Usa e il tentativo di ribaltare o ritardare il risultato delle elezioni

L’indagine sui brogli Usa fatta partire oggi da Barr, che in passato aveva usato il dipartimento di Giustizia per difendere Trump dalle varie accuse di molestie sessuali, apre per la prima volta nella storia alla possibilità per i procuratori federali di indagare casi di presunti brogli elettorali “prima della certificazione dei risultati”, pur senza che ancora sia stata portata una prova di brogli in nessuno degli Stati in cui si stanno ancora contando i voti. Un’azione che serve a coprire le denunce, almeno al momento senza fondamento, di Trump e tentare, forse, di rimettere in gioco alcuni degli Stati vinti da Biden per cercare di assegnarli al presidente, che ancora non ha accettato la netta sconfitta (oltre 5 milioni di voti di differenza tra i due, oltre ai 306 delegati conquistati dal presidente eletto). Un fatto gravissimo, denunciano i media indipendenti americani e il partito democratico, sottolineano che nonostante le denunce che vanno avanti da giorni ancora nessuno è riuscito a portare un solo caso di brogli all’attenzione dei giudici, che hanno bocciato tutti e 10 i casi aperti dalla campagna di Trump, e accusano l’Attorney general di aprire un’indagine per trovare prove invece che aprire un’indagine dopo aver trovato le prove.

L’indagine sui brogli Usa e la reazione della leadership repubblicana

L’indagine sui brogli Usa è partita poche ore dopo un incontro tra Barr e il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, che oggi dopo essersi fatto fotografare con i nuovi senatori repubblicani eletti per la prima volta dalle elezioni ha parlato della situazione evitando di riconoscere la vittoria di Biden e anzi sostenendo il diritto di Trump di andare avanti con le sue cause. Parole che rendono la situazione incandescente, visto anche il rifiuto dell’amministrazione Trump di firmare i fogli per la transizione di potere, impedendo quindi al team Biden l’accesso ai fondi ma soprattutto a informazioni e report sulla situazione del Paese. Il tutto mentre tra gli eletti nel GOP solo i senatori Mitt Romney e Ben Sasse e qualche deputato hanno riconosciuto la vittoria di Biden, nonostante addirittura l’ex presidente George W. Bush e altri importanti ex ministri repubblicani abbiano riconosciuto il successo dell’ex vice di Obama alle elezioni. In molti sostengono che la chiave delle resistenze del GOP siano la paura di Trump, che pur perdendo la Casa Bianca resta la figura di riferimento della destra americana e può mettere a rischio il futuro degli eletti repubblicani, e il doppio ballottaggio per il Senato in Georgia, che sarà decisivo per chi guiderà la Camera Alta almeno per i prossimi due anni. Scontri di potere in un Paese spaccato e diviso profondamente, dove ci sono tantissime armi e il rischio di una degenerazione violenta della situazione aumenta giorno dopo giorno.

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