Ecco come alcuni Paesi del Sudest asiatico hanno controllato con successo il Covid-19
29/07/2020 di Marta Colombo
È da ormai sette mesi che la pandemia di Covid-19 continua a mettere in ginocchio il mondo intero, ma alcuni Paesi sono stati sorprendentemente in grado di controllare la situazione, in particolare, diverse nazioni del Sudest Asiatico.
In Thailandia, per esempio, non è stato riportato nessun caso di contagio locale da più di 60 giorni. I Paesi della regione del Mekong, hanno riportato così pochi casi che alcuni scettici sono arrivati a dubitare del loro apparente successo.
Il New York Times, tentando di spiegare il successo della regione, è arrivato a dire che «nessuno sa esattamente che cosa stia facendo la Thailandia, ma lo sta facendo bene». Sicuramente, il segreto non è nel numero dei test. Il regno, infatti, con una popolazione 15 volte quella della Nuova Zelanda, ha effettuato solo il 40% di test in più. Anche in Vietnam, in Laos e in Cambogia non sono stati effettuati test in massa, ma, proprio per questo, e per far fronte ad una potenziale mancaza di risorse, si è cercato di compensare con iniziative semplici ma efficaci.
La strategia dietro il successo del Sudest asiatico, infatti, secondo diversi esperti della regione, è racchiusa in alcuni principi di base: dare immediata priorità alla salute e non all’economia, eccellente comunicazione con il pubblico, immediata chiusura delle frontiere e, soprattutto, un cambiamento della mentalità collettiva.
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Il successo tangibile del Sudest Asiatico e le lezioni per il resto del mondo
il Covid-19 non è una malattia discreta. Al contrario, quando i casi cominciano ad impennare e le autorità perdono il controllo, gli effetti sono parecchio evidenti, dal collasso delle strutture ospedaliere al quello economico.
È per questo, secondo diverse virologi, che non ha senso dubitare del successo della Thailandia, del Vietnam, della Cambogia o del Laos, che, a questo punto, se non avessero controllato con successo la pandemia negli ultimi sei mesi, vista anche la loro prossimità geografica alla Cina, sarebbero in uno stato di completo disastro.
la differenza sostanziale con altri Paesi, comunque, resta il comportamento della popolazione e le reazioni immediate. Il 3 gennaio, quando non erano ancora chiari i dettagli sulla “nuova polmonite misteriosa“, la Thailandia ha cominciato a provare le febbre agli arrivi in tutti gli aeroporti. Lo stato di emergenza è stato annunciato con soli 800 casi e il lockdown è stato alleviato solo a maggio.
Il Vietnam ha seguito una strategia simile, con l’uso di mascherine in massa e una strategia decisa del governo in tutto il Paese fin dall’inizio dell’emergenza.
Le regole da seguire per controllare la diffusione del Covid-19 sono ormai chiare a tutti. La differenza però, come dimostrato dal caso del Sudest asiatico sta nella maniera in cui sono implementate e nella collaborazione della popolazione.